Cronaca di una morte annunciata di Grabriel Garcìa Màrquez, Mondadori 2022.
Come va a finire lo sappiamo sia dal titolo che dall’inizio del racconto “Il giorno che l’avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5 e 30 del mattino per andare ad aspettare il battello con cui arrivava il vescovo.” Sul perché e da chi lo sapremo in seguito quando il marito di Angela Vicario, la prima notte di nozze, si accorge che non è più vergine e lei accusa proprio Santiago Nasar. A farlo fuori saranno i due fratelli gemelli di Angela Pedro e Pablo Vicario.
Tratto da una storia vera abbiamo un cronista amico della vittima che ripercorre tutte le tappe della vicenda dove impera la fatalità di tante coincidenze funeste. Intanto due spunti sul morituro. Figlio unico di padre arabo Ibrahim e madre Placida Linero, esperto in armi da fuoco, amante dei cavalli e dell’addestramento degli uccelli da preda, era “allegro e pacifico, e di cuore spensierato.” Per quanto riguarda le coincidenze funeste sopra citate basta ricordare che di solito passava dalla porta posteriore della casa mentre quel giorno, invece, uscì dalla porta della facciata dove i gemelli lo aspettavano. Qualcuno, poi, aveva infilato sotto la porta un biglietto per avvertirlo dell’agguato che non fu visto e certi altri tentativi di avvisarlo andarono a vuoto. Basti riportare l’esempio della cuoca Victoria Guzman, già a conoscenza del pericolo, ma convinta come molti altri che fossero solo “chiacchiere da ubriachi.”
Saremo di fronte ad una specie di indagine dove i fatti vengono espressi dai diversi punti di vista dei vari personaggi che verranno seguiti anche negli anni successivi secondo i loro destini della vita. Seguiremo le baldorie e i bagordi della festa delle nozze, il brutale assassinio con i coltelli, lo strazio del corpo, l’autopsia, l’andamento del processo, l’assoluzione dei gemelli perché “le questioni d’onore sono recinti sacri ai quali hanno accesso soltanto i padroni del dramma.” Per la maggioranza della popolazione la vittima era lo sposo Bayardo San Román…
Insomma saremo di fronte ad un viaggio tra strazio, violenza e sangue in una società sessista basata su ignobili convenzioni e tradizioni che emergono in tutta la loro brutale e tragica fatalità dove, secondo l’impressione del ricercatore, Santiago Nasar “morì senza capire la propria morte.”
Ho letto tanti giudizi negativi in internet su questo racconto. Certo se si paragona a Cent’anni di solitudine e a L’amore ai tempi del colera qualche smorfia viene spontanea. Perciò meglio non farlo.
Buona lettura
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