Intervista a Simone Ruggerini, scrittore parmense che è tornato di recente in libreria con “L’Uomo nei Sogni”, edito da Viola Editrice per la collana Psyco, dopo il suo primo romanzo “Tutto è scritto” pubblicato nel 2018.
Andiamo a scoprire la penna di questo autore, impegnato nella stesura di thriller e horror psicologici.
Simone, ti è congeniale partire dal genere thriller per poi, pagina dopo pagina, approdare al paranormale, strizzando l'occhio all'horror. Raccontaci…
I miei due romanzi, seppur piuttosto diversi tra loro nelle intenzioni, hanno effettivamente in comune una commistione di generi. Il punto di partenza è quasi sempre il Thriller, nel mio primo romanzo poi è molto chiaro dato l'approccio "omicidio da risolvere", ma con il procedere della narrazione le tinte horror si fanno sempre più sentire, anche se è più un horror psicologico, a tratti metaforico e simbolico. Credo che i generi thriller e horror siano tra quelli che più di tutti ti permettano di esprimere ciò che si annida nella psiche umana, oltre a darti il permesso di farlo superando alcuni confini narrativi che in altri generi possono stare un pochino più stretti.
Chi è Tommaso?
Tommaso, da un punto di vista narrativo, è un uomo che si trova "nel mezzo del cammin di sua vita" con grandi difficoltà a livello pratico ma soprattutto con un enorme vuoto interiore di tipo esistenziale. Sarà proprio questo suo stato di sofferenza a portarlo suo malgrado ad entrare in contatto con un personaggio misterioso e a vivere un'esperienza che farà da apripista a una serie di tumultuose vicende che si giocheranno a cavallo tra la dimensione della realtà e quella onirica.
Anche nel tuo secondo libro troviamo, quindi, un romanzo articolato. Pensi che il lettore o la lettrice possa facilmente immedesimarsi con quanto hai scritto?
Sicuramente questo romanzo, e le vicende di Tommaso stesso, potranno dare molti spunti di riflessione anche profonda al lettore, e non mi sorprenderebbe che quest'ultimo possa, in alcuni frangenti, sentire delle risonanze interiori, dato che si toccheranno temi come l'abbandono, la perdita, l'incomunicabilità, il tradimento, la solitudine, l'amore conflittuale e quello risanatorio. Chi di noi non ha mai dovuto avere a che fare con questi pezzi di vita?
La formazione e professione di psicologo e psicoterapeuta influenza la tua scrittura?
Sono convinto che quello che influenza più la mia scrittura sia l'amore per la letteratura e per il cinema, un amore viscerale è nato in me sin da quando ero bambino. Sicuramente, però, la mia professione di psicoterapeuta mi ha inevitabilmente dato un'impronta di pensiero che mi ha portato a scrivere due romanzi sì thriller horror ma densi di interiorità e psichismo. Il secondo romanzo, in particolare, può essere visto come un vero e proprio viaggio dell'anima…
In chiusura, far compiere ai tuoi personaggi un viaggio interiore fino alle loro profondità più oscure, che sia per mezzo di delitti e casi da risolvere o mediante altri turning points, li porta inesorabilmente a una verità per cui nulla sarà più come prima?
Senza ombra di dubbio. Quasi tutti i miei personaggi, infatti, si presentano inizialmente in un certo modo per poi trasformarsi via via durante la narrazione, e questo non solo per gli accadimenti che subiscono, o per le relazioni che sviluppano con gli altri personaggi, ma anche e soprattutto per quello che vengono inevitabilmente a scoprire di sé stessi, ciò che sta dentro di loro nelle profondità della mente e del cuore…
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