Il Gioco di Giovanni Floris, Solferino 2022.
Incuriosito dal nome dell’autore mi sono beccato il libro esclamando alla toscana “O guardiamo un po’ i che t’ha combinato i Florisse!”
Siamo a Torre Bruciata “molto periferia molto est di Roma.” E’ sparita Rossella Catrambone, studentessa modello dell’istituto tecnico “Nicoloso da Recco”. Nel cortile della scuola è stato ritrovato il suo zaino. Dentro una bandiera dell’Isis ed un foglio con la scritta “L’educazione occidentale è peccato.” I sospetti cadono subito su due bulli: Mansur Gregoretti detto Momo di padre italiano e madre nigeriana che una volta ha minacciato un compagno rivendicando la sua appartenenza all’Isis, e Francesca Malatesta la “Bomber”, spacciatrice per convenienza e neofascista senza convinzione.
Il caso esplode. Il professor Giuseppe Pastore è convinto della loro colpevolezza, accusandoli perfino di terrorismo e complotti vari, mentre il collega Paolo Romano è altrettanto convinto della loro innocenza e cercherà in ogni modo di dimostrarla. Conosce troppo bene i suoi due alunni, soprattutto Momo dotato di un notevole senso dell’umorismo poco adatto ad un cattivo vero. E qui incomincerà una caccia alla ragazza anche da parte della polizia, nelle persone dell’ispettrice Nilde Fabbri e del consulente ministeriale Rinaldo Santamaria.
Una caccia che diventerà una specie di caccia al tesoro, un Gioco che coinvolgerà altri personaggi piuttosto strampalati come una preside favorevole alle droghe sintetiche e un bibliotecario ex criminale. Il primo spunto parte dalle scritte trovate sulla parte inferiore del drappo tratte dal “Gordon Pym” di Poe. Per Paolo Romano questo è un segnale troppo importante e il rapitore sarà quello nascosto tra le righe del libro…
Qui mi fermo. Posso solo dire che ci troveremo di fronte ad una continua, lunga, interminabile sequela di segnali da codificare, ora una traccia ora un’altra, tutto un susseguirsi di nuove piste, come quella che porta a Edgar Allan Poe, o a Giordano Bruno, o ai surrealisti e chi più ne ha più ne metta (si va perfino a cercare nei sotterranei del Vaticano!). E poi libri su libri, autori su autori, citazioni su citazioni, di letteratura compresi i gialli, poesia, filosofia, arte, in un miscuglio davvero incredibile. Per non parlare della politica, con il ritorno degli anni Settanta, le idee rivoluzionarie, la libera sperimentazione letteraria, l’egemonia culturale, le classi dominanti, i soldi, il potere. E poi la televisione, le interviste, il casino della stampa…
Ogni tanto arriva anche la vita, certe vicende personali che si inseriscono in questa trama cultural-politica a rendere più veri, più umani i protagonisti anche con qualche sottofondo di malinconia. Al centro soprattutto Paolo Romano, matrimonio naufragato dopo la morte della figlia in un incidente automobilistico per colpa sua, sofferente di una malattia autoimmune, in giro con il motorino. Non mancano spunti anche su altri personaggi e il sorriso sparso tra le pagine.
Ma dove si trova Rossella? Chi l’avrà rapita? Colpo finale a sorpresa come nel più classico dei classici. Il Gioco è finito. L’impressione è che il nostro Giovanni ce l’abbia messa tutta, ma proprio tutta a scrivere questo libro. Magari esagerando un “tantinello” con l’aiuto della mamma professoressa…
Buona lettura.
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