Intervista a Tiziana Prina, che ci racconta di questo libro finalista nel 2015 al premio Assia Djebar e al premio Mohammed Dib nel 2016, inserito nella collana Oltreconfine della casa editrice Le Assassine: un viaggio magico, ma con sorpresa finale, tra Torino-Algeri e relativo ritorno.
Tiziana, presentaci l’autrice…
Amal Bouchareb è una scrittrice e giornalista algerina, classe 1984. Si è laureata in traduzione, ha conseguito un master e insegnato alla Scuola Normale Superiore di Algeri. È stata caporedattrice della rivista letteraria Aklam e ha ottenuto premi e riconoscimenti nazionali e internazionali per i suoi racconti e i suoi romanzi. Ha tradotto in arabo molti autori italiani sia classici che contemporanei, come Machiavelli e Pasolini. Il bianco e il nero, che abbiamo pubblicato nella nostra collana Oltreconfine, è stato, come hai detto tu, finalista a due premi; con un pizzico di vanità, vorrei aggiungere che abbiamo visto presentare l’edizione italiana del libro sia su un canale televisivo nazionale algerino che al Salone del Libro tenutosi di recente nella capitale.
Il titolo vuole già dirci qualcosa?
Il titolo è significativo per molti versi: il bianco e il nero rappresenta il lato solare e il lato oscuro che esiste nella vita umana. Si riferisce inoltre ad Algeri la bianca e a Torino la nera: Torino infatti è considerata una delle capitali della magia nera.
Quali tematiche tocca?
Difficile sintetizzare i molti temi presenti nel romanzo. L’elemento giallo è realmente presente nel libro, in quanto la polizia avvia un’indagine per scoprire il responsabile di un omicidio (e non è per niente facile scoprire chi è stato effettivamente): direi però che questo è soprattutto un pretesto per un viaggio tra storia, arte e religione, misteriosamente intrecciate, un viaggio che collega due mondi ben conosciuti dall’autrice: l’Algeria da cui proviene, e l’Italia in cui ormai vive da anni.
Ci racconti per sommi capi la trama?
Lyes Madi, artista italo-algerino che abita a Torino, viene trovato morto ad Algeri nell’appartamento del nonno. Lyes era tornato nella sua terra d’origine su consiglio di un maestro sufi incontrato in Italia, per risolvere il mistero legato a un antico simbolo che gli avrebbe dato l’ispirazione per dipingere il quadro perfetto. Gli investigatori, non riuscendo a trovare alcuna prova tangibile per risolvere il caso, concludono che l’artista si è suicidato durante un rituale satanico, ma resta tuttavia il dubbio che si sia trattato di omicidio. Nella ricerca del movente e dell’assassino, il lettore verrà a conoscenza di quel che è avvenuto in Algeria dopo l’Indipendenza del 1962. Lo spaccato di vita che ci viene presentato non riguarderà solo quel Paese, ma anche il nostro, visto attraverso gli occhi di Amal, che come “immigrata colta” metterà a nudo i pregiudizi e le superstizioni che ancora ci riguardano.
Come è riuscita l’autrice a mescolare sapientemente i segni massonici trovati dall’amico, professore di arte sacra a Torino, con la morte di Ilyas e i suoi legami con il Sufismo e la Kabbalah ebraica?
Credo che l’autrice sia una profonda conoscitrice della storia delle religioni e dei riti a esse legate, per cui nelle sue riflessioni, anzi nelle riflessioni del pittore morto e del suo amico professore, riesce a farci comprendere come la fonte di tutti le religioni sia unica e come svariati rituali e simboli siano riconducibili a una radice comune, facendoci fare riflessioni e scoperte davvero sorprendenti.
Il romanzo, lo abbiamo capito, ci immerge in un’avvincente lettura, che in un viaggio tra storia, arte e religione, ci porta ad una sorprendente soluzione finale. In chiusura, trovi che sia un romanzo algerino insolito, ricco di riferimenti, che rappresenta una versione colta degli argomenti presenti nei libri di Dan Brown?
Come ho accennato, nel romanzo si parla di Massoneria, di Sufismo e di Kabbalah ebraica e ancora di Cristianesimo e di Buddismo, facendoci notare come alcuni elementi siano presenti in molti rituali. Sì, nella parte esoterica direi che siamo di fronte a una versione colta dei libri di Dan Brown, ma non dimentichiamoci della parte storica, che narra appunto di quello che è l’Algeria odierna dopo l’Indipendenza, dei pregiudizi che animano gli italiani nei confronti degli immigrati, di come la superstizione non esista solo nei Paesi che noi consideriamo ancora in via di sviluppo e ancora delle nuove generazioni, deluse e frustrate nelle loro aspirazioni.
Collana: Oltreconfine
Il bianco e il nero di
Amal Bouchareb
Edizioni Le Assassine
Euro 18
Pagine 260
ISBN 9788894979343
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