Post scriptum di Dorothy Bowers, Mondadori 2021.
Settantotto anni, portamento altero della testa, ciocche lisce di capelli argentati, pelle fine e morbida, naso aristocratico a punta alta, colore degli occhi un po’ sbiadito e mascella ben scolpita. Un tempo splendida attrice teatrale Cornelia Crown e adesso signora Lackland, senza figli, stracolma di soldi e, soprattutto, perfida con tutti, specialmente con le due nipoti acquisite Jenny Hernshaw e Carol Quentin. Malata da tempo si è improvvisamente sentita peggio ma è sembrata riprendersi dopo la visita del dottor Tom Faithful. Il quale dottore, tra le altre, ha ricevuto una strana lettera “Pensa che sia un segreto il fatto che lei stia lentamente avvelenando la signora Lackland?”…Fatto sta che l’anziana signora lascia improvvisamente la nuda terra probabilmente per avere ingerito una forte dose di narcotico.
Ecco, dunque, il sovrintendente Littlejohn e il sergente Vale della comunità di Minsterbridge a svolgere le prime indagini interrogando i testimoni della vicenda. Le prime indagini perché il caso sarà affidato all’ispettore capo Pardoe coadiuvato dal sergente investigativo Salt. Il quale ispettore viene presentato “con il passo lungo dell’uomo di campagna” e come “un abile sognatore che riusciva a mantenersi in equilibrio tra razionalità e immaginazione, nel suo lavoro.”
Intanto la signora aspettava la visita del suo avvocato, il signor Archibald Rennie. Perché? Forse per cambiare qualcosa di importante nel suo testamento? Poi aveva licenziato la cameriera Hetty, dato il preavviso di licenziamento al maggiordomo Hennessy e non voleva che la nipote Jenny sposasse l’attore Jan Carnowski. Un bel caratterino…
Si capisce subito che qualcuno potesse avercela con lei e, dopo il colloquio di Pardoe con l’avvocato e la delucidazione del testamento, che qualcun altro avrebbe avuto da guadagnarci con la sua morte. Morte dovuta, secondo il medico legale, a pochi grammi di morfina trovati nel suo corpo. “E il flacone vuoto della medicina era stato accuratamente ripulito prima che il dottor Fathful lo maneggiasse per l’ultima volta.” Da chi?…
E poi quelle lettere anonime al dottore e perfino alla dama di compagnia tutte tese a creare scompiglio come l’arrivo del padre di Jenny. Un bel guazzabuglio che provoca un continuo confronto di dubbi, supposizioni e contrapposizioni tra Pardoe e Salt. Fino a quando qualcuno sparisce, qualcuno che conosce la verità e viene trovato ucciso in un bosco. Ma una luce si sta accendendo nella mente dell’ispettore. “Mancavano ancora uno o due pezzi prima che le congetture si trasformassero in fatti, ma li avrebbe ottenuti l’indomani. Aveva scovato l’assassino. Ed era una faccenda ignobile.” Ci vuole la classica riunione finale. Ma basterà? O anche Pardoe correrà un rischio mortale?…
Dorothy Bowers mette in mostra una grande abilità nel tratteggiare i personaggi sia all’esterno che all’interno. Riesce a comporre un perfetto mosaico con gli orari, i movimenti nella casa, i possibili moventi, i sospetti che vengono fuori anche da certi atteggiamenti, gli indizi taciuti e i colpi di scena sistemati al momento giusto. L’autrice, purtroppo, se ne volò via dalla nuda terra a soli quarantasei anni.
Per I racconti del giallo abbiamo Fine pena mai di Alessandro Di Domizio vincitore del premio Gran Giallo Città di Cattolica 2021.
Cinque persone assassinate in un carcere sono troppe. L'ultimo ammazzato, nella sezione dei collaboratori di giustizia, è Francesco, fratello di Esposito a cui viene chiesto di scoprire il colpevole. In premio un permesso di tre giorni a Natale per lui e il compagno di cella Ciruzzo. Mica facile. E pericoloso. Ma Esposito ci sa fare nei casini del carcere.
Ottimo racconto.
Per La storia del premio Tedeschi di Vincenzo Vizzini i vincitori degli anni 2013/14/15: L’odore del peccato di Andrea Franco; Le immagini rubate di Manuela Costantini e La collera di Napoli di Diego Lama.
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