Panico di James Ellroy, Einaudi 2021.
Con James Ellroy è come entrare in un tritacarne della scrittura. Alla fine di ogni suo libro rimango intontito per diversi giorni.
Ci riprovo. Freddy Othas, 1922-1992. Un poliziotto corrotto e impasticcato che racconta, dal Purgatorio, le sue memorie soprattutto nella Los Angeles del ’53-‘57. Ha una tana da scapolo sopra la Strip, arredata con bandiere giapponesi, pistole Luger in bacheche e un periscopio puntato fuori. Ne fa di tutte le specie: rapina, estorce denaro, mediatore di aborti, vende pistole e così via. Un superiore gli ordina di uccidere l’assassino di un collega e poi viene congedato con disonore. Inizia così la sua avventura di investigatore privato e braccio destro di “Confidential Magazine”, ovvero “la folle Magna Carta” di quell’epoca “drogata e fottuta” come da lui stesso definita. Conosce ogni “particolare” stuzzicante di certi pezzi grossi di allora in vari campi attraverso informatori e microfoni installati dappertutto. Qualche nome: John Fitgerald Kennedy, Ingrid Bergman, Otto Preminger, John Wayne, Duke Ellington, Burt Lancaster, Alfred Hitchcock, Alan Ladd e ce ne saranno altri e altri ancora. Per “Un desiderio demoniaco di sapere i segreti sporchi del mondo e immagazzinarli per il mio piacere personale e per il loro potenziale ricattatorio.” Gli crediamo.
Il nostro se la fa con Liz Taylor e in seguito con Pertica, un transessuale altissimo che gli consente solo pomiciate. Per non parlare di tutte le altre, naturalmente. Insieme a continue ingollate di Old Crown e dexedrine. Nomi su nomi, azioni su azioni, sesso a go-go, piselloni giganti e passerone volanti, botte, assalti, bevute, estorsioni, insabbiamenti dietro lauto compenso, parole su parole che schizzano da tutte le parti come sparate da una mitragliatrice. Difficile stare dietro a Ellroy, ripeto, ma ci riprovo. Voglio finire il racconto.
E allora, forza, dai a tutta birra seguendo l’Incubo delle star di Hollywood. Vuole entrare nell’indagine dell’omicidio dell’unica donna che ha amato per scoprire l’assassino, si trova invischiato in un complotto comunista, appostamenti, intercettazioni, fango, ricatti, cazzotti, sberle, nasi schiacciati e pedate nei coglioni. Fino a quando, fino a quando non verrà lui stesso ricattato dalla polizia per tacere su l’immane casino che ha combinato. Dal capo William H. Parker “Sarai un mio informatore e agente provocatore e mi aiuterai a distruggere quella rivista, mettendo a nudo la sua malvagità e la faremo a pezzi in un tribunale federale.”
E allora al ranch Market a pianificare e progettare per abbattere “Confidential” con momento brevissimo di autocommiserazione “Sono un informatore. Sono un infame. Sono un agente doppio del cazzo.” Momento brevissimo che poi ritorna al solito tran tran di una vita sbracata e allucinante. Ora lo lascio un po’ andare perché non ce la faccio. Lo lascio ai suoi casini con Rock Hudson, James Dean, John F. Kennedy, Caryl Chessman e via discorrendo. Lo beccherò più avanti.
L’ho ribeccato dopo aver ripreso un po’ di fiato. In cerca di Lois Nettleton, slanciata, capelli rossi con sfumatura bionda, occhi celesti. La trova, le porta i fiori. Il bacio della buonanotte? Un’altra volta. O stai a vedere, dico, che il nostro Freddy sta cambiando…La frase mi muore in bocca. Ancora la ricerca del sordido, continui intrallazzi tra forze di potere e criminalità, ancora i soliti nomi, cazzotti, calci nel medesimo posto, bevute, impasticcamenti, spari e morti ammazzati, in un oscillante, ossessivo tourbillon. Potere, soldi e sesso. Non si cambia. Non si salva nessuno. A meno che Lois…No, si sposerà con un commediografo. E’ la fine della confessione e del racconto.
Conseguenza: il solito rintontimento e occhi sbarrati. Mi passa accanto la mogliera “Ti senti male?”
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