Il gioco della notte di Camilla Läckberg, Einaudi 2021.
Stoccolma, la notte di Capodanno. Buia e innevata. Qui niente Patrik Hedström ed Erica Falck, mitiche figure della scrittrice, ma solo quattro ragazzi benestanti a festeggiare in una casa lussuosa, mentre i genitori se la spassano poco più lontano. Si parte con Liv che ha dentro di sé il peso tremendo di uno stupro. Non lo ha mai detto a nessuno ma ogni tanto riemerge insieme ai terribili ricordi. Poi c’è Martina, la sua migliore amica con la quale è “in perenne competizione”. Infine due ragazzi, Max e Anton. Quattro adolescenti con le loro sbruffonate e i loro tormenti che vengono fuori giocando a Monopoli e poi a Obbligo o Verità, rispondendo a certe brutali domande.. Giovani belli, ricchi, impasticcati e annoiati. Un gruppo chiuso contro il resto del mondo. Hanno tutto e non hanno niente perché c’è qualcosa dentro ognuno di loro che faticano a nascondere: violenza, abusi, soprusi, liti e tradimenti familiari, mamme sbronze, i rapporti che si logorano, invidie, gelosie, la sensazione di non essere amati.
Si va avanti con battute, bevute, baci, strilli, risate, sghignazzi. Si sentono invincibili, padroni del mondo, capaci di sbeffeggiare anche un povero porta pizze. Ma se arriva l’affetto di qualcuno, magari attraverso un semplice contatto di una mano o di una telefonata, allora può scendere anche una lacrima. L’esterno sfacciatamente ostentato e l’interno gelosamente nascosto, fino a quando, magari, non arriverà il momento giusto per rivelarlo. Fino a quando, nel subbuglio dei sentimenti, non arriveranno anche l’odio e la voglia di uccidere tutti quelli che hanno contribuito a farli diventare così.
Amen.
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