Sherlock Holmes – L’uomo che morì due volte di Luca Sartori, Mondadori 2021.
18 ottobre 1890. Salotto del 2218 di Baker Street. Inizio nel più classico dei classici con Sherlock che indovina subito il problema di salute della moglie di Watson dalla sua semplicemente eccelsa osservazione e deduzione. E, poco dopo, anche il passato di un nuovo cliente, ovvero del dottor Arthur James Bunbury, ex soldato in Afghanistan come Watson, che porta un caso del tutto particolare. Nella sede della Medical Society di Londra, di cui è segretario da molti anni, dopo le consuete riunioni del lunedì, qualcuno entra dentro e si diverte a disegnare “ridicoli baffi” sul volto di alcuni dipinti che rappresentano i suoi fondatori. Desidererebbe che Sherlock e Watson provassero a sorprenderlo sul fatto. Caso strano e, per questo, assai interessante…
Anche perché ci scappa il morto, il farmacista John Templeton, ucciso da un proiettile sparato dalla finestra di un albergo di fronte alla sede della società. Occorre setacciare la stanza da cui è partito il colpo e avvertire la polizia. Da una serie di altrettante geniali osservazioni viene fuori il nome del “secondo uomo più pericoloso di Londra”, ovvero di Sebastian Moran, “tiratore micidiale”, l’unico che può avere colpito Templeton da quella distanza. Occorre fare una visitina in casa sua. Al momento opportuno, per esempio venerdì quando deve andare al raduno dei soldati appartenenti alla prima brigata del Bangalore di cui aveva fatto parte. Dopo aver fatto uscire, con un arguto espediente, il domestico nepalese che vive con lui. Per Holmes basta un travestimento e una particolare inserzione sul giornale…Si scopre poi che Moran ha una complice, la donna velata. Che sia la fantomatica Irene Adler che già l’aveva beffato due anni prima? Ed ecco un altro morto ammazzato che era stato visto insieme a lui…
Il caso si fa davvero complesso, anche perché arrivano a Sherlock dei messaggi cifrati scritti a macchina che chiedono il suo aiuto. Occorre decifrarli e capire chi è il mittente e il motivo per cui si nasconde. Dietro tutto questo c’è di mezzo qualcosa di enorme importanza, un attentato alla Regina Vittoria in un momento storico particolare “L’impero britannico, quello prussiano e quello russo si squadrano l’un l’altro come lottatori in procinto di combattere e bramano lo stesso osso come cani famelici. L’equilibrio politico e militare è talmente precario che basta un evento da poco per spezzarlo.” Parola di Sherlock…e il tutto verrà fuori dalla scoperta dell’uomo dei messaggi cifrati, con la sua storia personale rocambolesca spiegata nei minimi particolari fino alla sua conoscenza di Sebastian Moran. Ora si sa che questi colpirà, dove colpirà, ma non “come” colpirà. Anche se Sherlock ha già una mezza idea, una trappola che potrebbe comportare un rischio mortale.
Il Nostro è sempre lo stesso, capace di trarre scoperte importanti anche da insignificanti particolari, con Watson spesso imbambolato e lasciato in sospeso, oppure messo in ansia anche da certi momenti di un “mutismo inesplorabile” dell’amico. Comunque continui scontri e battute fra i due in una Londra del momento, capitale lussuosa dell’impero ma anche ricettacolo di tanta bruttezza sociale. La vicenda è ricca di personaggi misteriosi, segreti militari, spie e contro spie, messaggi cifrati, travestimenti, cambi di identità, addirittura falsi attentati, erbe velenose e c’è chi muore, addirittura, due volte…
L’autore dispiega tutta la sua enorme, sofisticata conoscenza del canone e del momento storico in cui si svolgono i fatti in maniera davvero convincente.
Per chi vuole saperne di più consiglio vivamente l’esauriente articolo Sovrapposizione tra il grande gioco storico e quello degli apocrifi sherlockiani in “Sotto la lente di Sherlock” del nostro Luigi Pachì.
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