Patrizia Vigiani, originaria di Firenze, vive da molto tempo in Germania, dove esercita la professione di traduttrice e interprete. Dopo il manuale "Forex trading per comuni mortali", che ha riscosso un ampio successo di pubblico e di critica, esordisce con un’opera di narrativa ambientata fra i grattacieli di Francoforte: Alex – un giallo valutario.
Francoforte: un grattacielo residenziale, l’atmosfera suggestiva di un locale notturno, un gruppo di amici che lavorano nel mondo della finanza. Patrizia, partiamo da qui per parlare dei luoghi in cui hai ambientato il tuo giallo, passando poi per Roma e Parigi.
Questa ambientazione, ispirata a film come Margin Call e The Big Short, intende evocare il mondo del denaro, con le sue infinite possibilità, gli appartamenti di lusso, i cubicoli dei trader, gli uffici con le vetrate a specchio e infine i locali notturni, dove i personaggi cercano l’esperienza estrema, talvolta indossando una maschera. Ma vuole anche essere metafora di una città europea, dove la convivenza fra persone di varia nazionalità è normale e la diversità non è una macchia, bensì un segno di individualità.
Come hai fatto a dar vita a un genere “ibrido”, adatto agli appassionati della letteratura gialla ma anche a quelli del genere rosa e a chi nutre interesse verso l’economia?
Mi sono servita di un ordito e di una trama, intessendo una trama gialla su un sottotesto economico-politico. La trama gialla consiste nell’indagine sulla scomparsa di un uomo (Alex, alla nascita Alessandro Di Matteo) e si sviluppa secondo i canoni dell’investigazione, con procedure di polizia, colpi di scena e una varia umanità di investigatori, che vanno dal protagonista/narratore (il commissario Robert Bender), a un tenente dei Carabinieri che dirige le indagini in Italia, a un’abilissima poliziotta ex soldato e a un misterioso agente segreto francese. Invece il sottotesto economico, importante perché fornisce al lettore le informazioni essenziali per comprendere i motivi del delitto, è popolato da personaggi come investment banker, anche in gonnella, manager di hedge funds rigorosamente inglesi, giornalisti finanziari e negoziatori di valute. In particolare coloro che si interessano di economia ricaveranno dalla lettura un doppio piacere: scoprire l’enigma alla base della scomparsa di Alex e allo stesso tempo alcune verità sull’euro, sulla crisi finanziaria e sulla natura del denaro in generale. La storia ha poi un aspetto umano, che si concretizza nelle dinamiche relazionali fra i personaggi, e nella passione che ciascuno di loro nutriva per lo scomparso. Questo aspetto è destinato a toccare le corde di chi crede nell’amore e nell’amicizia (qui interpretati come sentimenti equivalenti), anche quella che supera i confini, la nazionalità e le distanze.
Senza svelarci troppo, quali sono i turning points che accompagnano le indagini?
Il mistero si infittisce quando il commissario Bender riceve una richiesta di aiuto da parte di un tenente dei Carabinieri, che indagando sulla morte di un extracomunitario a Roma trova un collegamento con la scomparsa di Alessandro Di Matteo. Il secondo punto nodale è l’entrata in scena di un personaggio misterioso, di cui gli investigatori riusciranno a scoprire l’identità indagando nel mondo delle società petrolifere. Poi un’operazione di polizia, che è una vera e propria scena d’azione a cui partecipano tutti i personaggi investigatori. Per finire con la rivelazione finale, che ha una valenza sia reale sia metaforica.
Nelle tue pagine dai vita a una collaborazione fra la polizia tedesca e italiana: sentivi l’esigenza di trovare dei punti di incontro tra i due Paesi per abbattere i troppo frequenti pregiudizi culturali?
La collaborazione fra polizia tedesca e italiana è una realtà che chiunque lavori in campo giudiziario avrà sperimentato in prima persona. Io stessa, che faccio la traduttrice, vengo spesso incaricata di tradurre documenti scambiati fra una Procura tedesca e una Procura italiana. Purtroppo questa realtà trova poco riscontro nella narrativa italiana, ricca di gialli che si svolgono in paesi anglosassoni, ma raramente ambientati nella Germania contemporanea. Desideravo rompere con un’idea dei tedeschi alimentata da certa stampa italiana: persone fredde, tecnocratiche, nel peggiore dei casi affette dal gene del nazismo. In realtà i tedeschi non sono molto diversi dagli italiani, e soprattutto nutrono un grande amore per l’Italia. Per questo ci tenevo a mostrare un protagonista che vive a Francoforte ma è di origine italiana, e un commissario di polizia tedesco che finisce per fare amicizia con un tenente dei Carabinieri.
Ci lasci con un finale a sorpresa… quando hai iniziato la stesura conoscevi già la conclusione o è arrivata pagina dopo pagina?
Fin da quando leggevo i romanzi di appendice, che terminano in genere con un’agnizione, ho sempre desiderato scrivere qualcosa che si servisse di questo meccanismo narrativo. Sono poi stata influenzata da un romanzo inglese, che si svolge nella New York dei pionieri e si conclude con una rivelazione che spiazza il lettore non soltanto a livello narrativo, ma nei suoi pregiudizi culturali. La mia rivelazione centrale intende muoversi nella stessa direzione. Però non è l’unica sorpresa inserita nella trama: ce ne sono almeno altre due, che mi si sono manifestate durante il processo di scrittura e hanno anch’esse a che fare con il tema della tolleranza e dell’amicizia.
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