Delitti al Thriller Café, Vol.2, di AA.VV., I Buoni Cugini Editori 2021.
Una bella iniziativa di Giuseppe Pastore che ha raccolto i racconti dei vincitori e classificati del secondo concorso letterario indetto da Thriller Café.
Dai quali si può subito acquisire, oltre alle tematiche giallastre, qualche dritta che può esserci utile nella vita di tutti i giorni, come quella di non farsi fare lo stesso tatuaggio di un’altra persona. Non si sa mai cosa ci può capitare. Se siete padri, poi, cercate di voler bene ai vostri figli. Lapalissiano, ma datemi retta, non li trattate male. Occhio anche all’amnesia psicogena e alle delusioni d’amore forieri di non pochi problemi. E occhio a certi incontri. Se aspetti l’arrivo di una donna in osteria e trovi un vecchio che ha voglia di parlare con te, sembra che ti conosca e che ti capisca anche se stai zitto, non ti fidare. Fila via…
Butto giù veloce all’impronta che i racconti sono davvero tanti e mi scuso per l’approssimazione. Ci si può commuovere davanti alla storia di una bambina, al suo triste compleanno, alla violenza che riemerge spontanea nei ricordi; oppure quando in fondo ad una vita arrivano tutti gli errori, tutte le disfatte che l’hanno costellata; ma ecco una festa di carnevale, una tradizione, il toro che muggisce tre volte, la vendetta, il sangue che scorre. E poi ancora la guerra, il tradimento e la parola “puttana!” ripetuta con rabbia; l’incontro con la vicina d’appartamento, l’amore presente e gli amori passati, il peso dell’abbandono con la classica domanda “Ci si può rifare una vita?”.
E il detective, il famoso investigatore privato di tanti parti sanguinolenti c’è? Certo che c’è! Mica poteva mancare. A Bologna, laureato pure in filosofia e appassionato di Derrick. Dovrà scoprire l’uccisione di una cuoca con un’arma invisibile. Che sparisce come in un altro famoso giallo…
Le storie tragiche avvengono in molti luoghi del nostro paese e in molti ambienti. Anche a scuola, magari raccontate in prima persona da una studentessa. E ci possiamo trovare di fronte a situazioni del tutto inaspettate come quella dei due disgraziati che stanno spaccando le ossa di un morto; così come altri macellai di carne umana, il prima, il dopo, la stampa, l’ambiente con i vicini troppo vicini ai macellai.
C’è di tutto in questi racconti. Anche il diario di un ragazzino povero che ha perso il padre e vorrebbe dei regali a Natale come tutti gli altri compagni di classe. E il ricordo di un altro ragazzo che rivive, da grande, una brutta esperienza. Se poi sei affiliato a qualche congrega assassina devi fare ciò che ti impongono, devi uccidere anche un vecchio compagno di classe diverso dagli altri; e ancora un cecchino cinese, un radioamatore, un film, un falso boy scout che fa finta di stare in missione in Africa ma chi racconta la storia è anche peggio.
C’è di tutto e di più, dicevo, in questi racconti svolti con quella abilità tipica degli appassionati cultori del genere, profondi conoscitori di tutti i trucchi del mestiere. Squarci di vita popolare, spunti in dialetto, scene raccapriccianti che si trasformano in incubi, violenza che attira violenza, il sorriso che si insinua tra le pieghe del male, il passato che riemerge funesto, i falsi indizi che ci trascinano dalla parte sbagliata, il ribaltamento finale. Racconti veloci, spesso in prima persona, che ti arrivano addosso come una scarica di mitraglia. Ne hai finito uno ed ecco subito un altro. La vita e la morte. In un batter d’occhio.
E così sia.
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