La grande storia degli scacchi di Mario Leoncini, Le Due Torri 2020.
Una grande storia degli scacchi di un grande esperto e appassionato del nobil giuoco. Del Maestro e amico Mario Leoncini con il quale ho condiviso la pubblicazione di tre volumetti sul rapporto giallo-scacchi nella letteratura poliziesca che mi hanno permesso di verificare la sua incredibile capacità di ricercatore. Questo, però, rappresenta il suo capolavoro che ha avuto addirittura l’onore di una prefazione di Neri Marcoré e dell’introduzione di un altro esperto come Augusto Caruso, a suggello di un’edizione davvero speciale.
Impossibile fare una disanima completa di tutti gli aspetti che sono in qualche modo collegati agli scacchi e alla loro storia. Ci vorrebbe un altro libro intero per metterne in risalto almeno qualche caratteristica. Ci limiteremo solo a pochi spunti, ad una esile carrellata saltellando in qua e là, perché questo con Mario è un viaggio lungo, lunghissimo e affascinante partendo dalla notte dei tempi fino ad oggi tra voci, miti (gli scacchi un dono degli dei?), leggende arabo-persiane e leggende occidentali, fatti veri vissuti e acclarati. Lungo tutta una serie incredibile di paesi dove gli scacchi hanno subito una loro particolare evoluzione dall’India all’Europa. In compagnia di personaggi storici di vario livello e cultura (poeti, scrittori, filosofi, matematici, capi di stato, califfi, re e chi più ne ha più ne metta) davvero ragguardevoli che abbiamo incontrato in altre, diverse letture. Basti citare per tutti l’incommensurabile Leonardo e il grande Einstein.
Gli scacchi. Ah, gli scacchi! E chi credeva che avrebbero dato vita ad una così ampia riflessione e discussione umana? Visti ora come una specie di magia, ora come simbolo di moralità e liceità, ora coltivati dalle menti più aperte del tempo o addirittura osteggiati dalla Chiesa e bruciati in piazza come da datazione storica. Perché gli scacchi hanno avuto fedeli, incrollabili beniamini e accaniti detrattori, a dimostrazione, comunque la si giri, della loro grandezza e importanza. Perfino nel campo politico che il nostro Mario aveva già messo in evidenza in Scaccopoli, come si evince anche da una sua intervista “Le dittature hanno sempre ravvisato nello sport uno strumento di distrazione di massa e di propaganda. I totalitarismi del novecento hanno cercato di fare qualcosa di più: hanno tentato di ridisegnare lo sport, come ogni altro settore della società, secondo la loro visione del mondo”. E qui non può che venire in mente lo scontro titanico fra Fischer e Spassy del 1972 che fu visto da molti, a ragione o a torto, anche come lo scontro tra la libera e aperta America contro l’opprimente regime russo. Lo stesso nazismo, si servì degli scacchi “per dimostrare la superiorità dell'uomo ariano. Il gioco ariano doveva essere un gioco d'attacco che privilegiava i sacrifici e i gambetti, mentre quello ebreo era dipinto come chiuso e finalizzato ai piccoli guadagni.” E ancora furono visti come simbolo dell’emancipazione femminile, partendo dalle donne benestanti del XVI° secolo (in realtà ancora in condizione subalterna) fino ad arrivare al momento dell’industrializzazione e al primo torneo internazionale femminile tenuto a Londra nel 1897.
Quante battaglie e quanti sviluppi anche pratici e teorici! Con le partite che all’inizio, vedi lo storico torneo di Londra del 1851, non avevano un limite di tempo tanto da far esclamare ad un forte scacchista e storico britannico del tempo “La lentezza di un genio è dura da sopportare, ma quella di un mediocre è intollerabile”. Abbiamo conosciuto lo stile romantico tutto teso all’attacco con il grande Morphy e poi la scuola Moderna ed il gioco posizionale di Steinitz, e poi ancora la nascita della corrente ipermoderna con la quale al concetto di occupazione del centro si contrappose il suo controllo. Idee nuove, concetti diversi. Sviluppo. Evoluzione. In tutti i sensi. Anche nella notazione scacchistica e nella stessa forma degli scacchi che oggi conosciamo come il modello Staunton.
Quante battaglie, dicevo, quanti personaggi, ognuno con il proprio carattere, la propria forma mentis, il proprio destino, ora brillante, ora decisamente sfortunato. Gli scacchi, la vita. La vita, gli scacchi. Quanti nomi, conosciuti e meno conosciuti beccati in qua e là: Capablanca, Alekhine, Lasker, Marshall, Cigorine, Rubinstein, Tal, Karpov, Kasparov fino ad arrivare al tritatutto Carlsen! E ancora la nascita della FIDE, le Olimpiadi, le sfide per telegrafo, quelle per corrispondenza dove pure il sottoscritto ha fatto la sua parte, gli scacchi eterodossi in cui si è distinto proprio l’autore del libro, la nascita e lo sviluppo della problemistica, l’arrivo del computer ed il gioco via internet.
C’è tutto e di più in questo splendido libro di Mario Leoncini e a fine lettura continua la voglia di ritornare indietro, di scorrere ancora anche solo per rigodere l’interessante iconografia, o rileggere e approfondire certi documenti d’epoca, certe lotte avvincenti, certe teorie, certi contrasti che fanno degli scacchi, almeno per i tanti appassionati come il sottoscritto, il gioco più bello del mondo.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID