Per l'iniziativa "Estate 2018: Leggiamo italiano" ho incontrato uno degli autori più poliedrici ed attivi del panorama italiano.
Romanziere, saggista, sceneggiatore, traduttore e mille altre attività ancora: qual è il segreto di Stefano Di Marino? Come trovi la forza ogni giorno di affrontare il mondo editoriale, che viene considerato perennemente in crisi?
Scrivere, raccontare delle storie in varie forme (narrativa, saggistica, traduzione, fumetto…) è il mio lavoro. Di più, la mia passione. È il sogno di un ragazzino diventato un’occupazione totalizzante. Ovviamente è un mondo molto più difficile di quanto non avessi ingenuamente immaginato. Ma è anche una sfida. Come sai sono un marzialista, ormai più nello spirito che nel fisico, ma come diceva un mio maestro, tanti anni fa, di fronte al nemico ti metti in guardia e lo fronteggi. E assorbi tutti i colpi che ti arrivano e ne restituisci altrettanti… in termini di creatività, di entusiasmo, perché con la meschinità e l’arroganza non si arriva a niente. Come diceva Bruce «Be water, my friend. Be water».
Questo luglio torna in edicola il tuo Chance Renard, il Professionista, il tuo personaggio seriale da ormai 23 anni: cosa puoi anticiparci di "Uccidere o morire", il Segretissimo di questo mese?
Uccidere o morire è il seguito ideale di Legione straniera (dicembre 2017) che è stato in assoluto uno dei romanzi che più hanno riscosso il favore del pubblico nell’ultima annata. Segno che ci avviciniamo ai 25 anni di vita del personaggio con un grande entusiasmo. È un romanzo autoconclusivo con ambientazioni varie, anche in Italia e… oltre al generale Morte Bianca torneranno vecchi amici. Antonia in primisis ma anche la Banda del Prof che era un po’ che non si vedeva. La Bimba, il Freddo, Tommaso e gli altri. Una missione molto, molto impegnativa.
E poi in appendice c’è il racconto L'inglese. L’inglese è un vecchio nemico che Chance crede morto e che tornerà in una delle prossime avventure in un ruolo… differente. Vediamo in azione da solo in un contesto… diciamo bondiano.
A fine giugno hai firmato il centesimo numero di "Dream Force" (Delos Digital), una collana di eBook a tinte forti: avresti mai immaginato di raggiungere una tale cifra quando hai iniziato, nel 2013?
Sinceramente no. Era un’idea nata quasi per scherzo con Franco Forte. Perché non facciamo una collana hard ma tipo SAS? Be’ poi si è rivelato un successo di pubblico e una palestra per autori che poi sono cresciuti e hanno pubblicato in "Segretissimo", come Marco Donna e adesso Alessio Gallerani, che ha vinto il Premio Altieri. Il suo romanzo non l’ho ancora letto ma i racconti che ha scritto per "Dream Force" erano ottimi.
Il numero 100 comunque ho voluto firmarlo io. È quasi un romanzo ed è molto spy, un po’ sulla falsa riga di quei bei "Segretissimo" di una volta, alla Nick Carter. E ha una protagonistache che vi farà… salire la febbre…
In questi cinque anni nella collana si sono alternati vari autori: qual è l'indicazione principale che fornisci a chi vuole partecipare all'universo narrativo di "Dream Force"?
Tutti coloro che partecipano a "Dream Force" ricevono un dossier soprattutto su come gestire le scene di sesso, che devono essere hard ma non colpire il gusto comune. Ho fatto uno studio approfondito su come faceva Gérard de Villiers e le sue linee guida restano le migliori. Niente stupri o violenze o stranezze. Il sesso è una cosa bella se praticato da consenzienti.
Ad aprile Odoya ha presentato il tuo corposo saggio "Guida al cinema di spionaggio": ci hai riversato tutto il tuo scibile, raccolto in decenni di passione, o ti sei tenuto qualcosa per altri futuri saggi?
Nella Guida al Cinema di spionaggio c’è veramente tutto quello che potevo mettere sull’argomento… be’ per la verità ho dovuto rinunciare a uno studio approfondito delle serie TV e dei fumetti, ma sarebbero venute 2.000 pagine. Però di cinema c’è davvero tutto sino all’altro ieri (abbiamo chiuso in bozza parlando di Red Sparrow e The Foreigner che erano appena usciti). C’è anche moltissima letteratura dai classici agli autori di "Segretissimo". È, in pratica una guida allo Spionaggio che, credo, mi conferisce ufficialmente anche una certa autorevolezza in materia, visto che è l’unico libro di questo genere, almeno in italiano. Sono al lavoro per la guida al cinema noir e… alla riedizione di Dragons Forever in forma ampliata e aggiornata.
A proposito di saggistica, dbooks.it ha pubblicato il tuo "Corpo a corpo", un altrettanto corposo libro sulle discipline da combattimento: vuoi parlarcene?
Un altro grande successo (per me che scrivo). Corpo a corpo è un libro che preparavo da trent’anni. Lo proposi a una grossa casa editrice negli anni ’90 ma l’editor mi disse che non avevo le credenziali… cioè non ero un professore di storia universitaria. Così, pian piano l’ho scritto come volevo io, con la mia cultura (che poi è classica e di formazione storica anche senza titoli accademici) e una conoscenza reale del mondo marziale. Per me è un grandissimo traguardo.
Il libro è venuto molto bene, è illustrato e racconta l’evoluzione delle discipline di combattimento in Oriente e Occidente dagli esordi sino a oggi. Ovviamente la parte che ho preferito è quella che ho vissuto, il passaggio dal tradizionale al contact. E ho avuto la soddisfazione del plauso di molti lettori/praticanti e maestri.
Quanto ti ha aiutato la disciplina marziale nella concentrazione per le mille attività editoriali che segui?
Moltissimo. In questo periodo in cui l’editoria annaspa non sempre si può contare su commissioni di lavoro certe e ben pagate. Invece di piangermi addosso ho deciso di portare avanti i miei progetti. Ogni giorno. Dividendo l’attività in piccoli settori con obiettivi raggiungibili. Ma scrivere sempre, come sempre ci si allena. E la sapete una cosa? La maggior parte dei miei progetti si sono realizzati. Forse perché credere in quello che si fa aiuta.
Non dimentichiamo la tua passione per il western, che a marzo ha dato vita al romanzo "El Diablo" (Delos Digital): che effetto fa tornare a questa tua grande passione? E torneranno i tuoi "western digitali"?
Il western è una delle mie grandi passioni. Con Delos ho avuto il piacere di scrivere 4 stagioni di Wild West che è un po’ la mia rivisitazione del mito. Certo scrivere la Guida al cinema Western con Michele Tetro mi ha aiutato(sempre per Odoya). Quest’anno è uscito sempre per Delos El Diablo che è un romanzo completo. Ho scritto due romanzi della lunghezza del Professionista con un nuovo personaggio. Era un progetto che poi non si è concretizzato ma sto lavorando alacremente per poterli pubblicare…anche in cartaceo.
Per la storica collana "Il Giallo Mondadori" hai in questi anni creato un nuovo personaggio, Sebastiano "Bas" Salieri: ce lo vuoi presentare?
Bas Salieri nasce per una scommessa con un editor di una casa editrice per cui non lavoro più da dieci anni. Era lo stesso che detestava il Professionista e diceva che non avrei saputo scrivere un giallo classico. Una sfida. Bas è l’opposto di Chance (non poi così tanto eh?)… non spara un colpo anche se è un esperto di Taiji. È un illusionista, un esperto di cultura dell’occulto. Si muove in Italia. È un giovane elegante, affascinante ma acuto.
Il palazzo dalle cinque porte lo scrissi nel 2008, La Torre degli Scarlatti nel 2014 e adesso ho consegnato L’amante di pietra… spero che potrete leggerlo presto.
Come le altre avventure di Bas ha uno sfondo di esoterismo ma è un giallo classico. Questa volta saremo oltre che in Italia (Torino e il Lago Maggiore) anche ad Amsterdam, Praga e Berlino. Visto che i romanzi di Bas sono più saltuari, ogni volta cambiano un po’ formula ma il tono resta quello classico.
In questo 2018 festeggiamo i cento anni dalla nascita di Mickey Spillane, uno dei "duri" della narrativa. Qual è il tuo rapporto con il suo Mike Hammer?
Ho scoperto tardivamente Spillane, attraverso quei magnifici telefilm con Stacey Keach che nella mia mente è l’unico Hammer possibile. Poi ho recuperato la narrativa di Spillane e mi sono trovato in perfetta sintonia. Il suo è un modo aggressivo, politicamente scorretto, feroce di raccontare l’hard boiled. Ho amato i film e letto le storie apocrife di Max Allan Collins. Ho appena comprato il volume di racconti pubblicato dal Giallo e so che non ne resterò deluso. Mi fa molto piacere che Collins faccia rivivere il personaggio anche nei fumetti.
Sin dalla nascita dell'editoria digitale l'hai cavalcata senza fermarti, lasciando al futuro i giudizi e limitandoti a sfruttare i suoi vantaggi. A distanza di anni, consideri gli eBook come un "di più", invece che un "pericolo"?
No, non è un pericolo, anzi un supporto. Ma ci vuole sempre la base del cartaceo altrimenti non viene, purtroppo, considerato neanche un libro.
So che non esistono vacanze per il Professionista, ma quando parti per un viaggio stacchi completamente o porti sempre con te "i ferri del mestiere"?
Narratori e marzialisti lo si è o non lo si è. 24 ore al giorno. Anche quando stacchi, una parte di te è sempre lì che cerca, che incamera, perché tutto prima o poi torna utile. O si ha questa qualità o è meglio che uno faccia un altro mestiere. Sinceramente. Non è una cosa che ha che fare coi soldi, con il gusto di vedere il tuo nome in copertina. Raccontare è come una pelle, ci nasci dentro.
Per finire, ti chiedo un consiglio triplo per i lettori: un luogo da visitare questa estate, un film da vedere (di qualsiasi periodo) e un libro da leggere in vacanza (oltre ovviamente ai tuoi titoli).
Andate ad Hong Kong, davvero, almeno finché rimane com’è ed è già cambiata troppo.
Prima di partire rivedetevi Il grande sonno (1946) di Howard Hawks, ancora oggi incanta…
E se volete un consiglio di lettura: leggete italiano. Stagione di cenere (2018) di Pasquale Ruju per esempio. È un grandisismo hardboiled italiano.
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Chiudo ricordando i libri di Stefano Di Marino disponibili su Amazon e Delos Digital.
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