In attesa dell'inizio di Sherlock Holmes: The Vanishing Man, la nuova saga a fumetti americana, la casa editrice Dynamite Entertainment questo marzo allega a tutte le proprie pubblicazioni un'intervista ai due autori: i coniugi Leah Moore e John Reppion, che traduco in esclusiva.
John e Leah, siete le colonne portanti dello Sherlock Holmes della Dynamite, avendo curato due saghe e una storia della sua controparte, Irene Adler. Cosa vi spinge a tornare a scrivere un'avventura dell'iconico detective?
Sherlock Holmes è un grande personaggio e il suo mondo narrativo è ricchissimo. Anche nelle storie originali Arthur Conan Doyle fa accenni a tutte quelle avventure non scritte, che Holmes e Watson hanno già vissuto: è un grande privilegio riempire alcuni di quegli spazi vuoti con le nostre storie, ma anche un grande divertimento.
Con la nostra prima serie per la Dynamite, The Trial of Sherlock Holmes, volevamo creare un po' di intrigo politico, come in Uno studio in rosso. Poi, per Liverpool Demon, abbiamo voluto scrivere una storia fuori da Londra del tipo Il mastino di Baskerville. The Vanishing Man è un mystery più sullo stile dei racconti apparsi su "The Strand Magazine" e poi raccolti ne Le avventure di Sherlock Holmes.
Come sempre, parte del divertimento è inserire il tutto nella cronologia holmesiana, studiando quale delle storie originali viene prima o dopo, e cosa sta avvenendo nella vita di Holmes in quel momento.
Cos'è che definisce la vostra incarnazione di Sherlock Holmes?
Abbiamo sempre cercato di rimanere il più fedeli possibile alla versione di Arthur Conan Doyle del personaggio. Abbiamo aggiunto l'idea per cui accettiamo che i resoconti scritti da Watson per "The Strand Magazine" non siano completamente veri. Watson naturalmente semplifica un po', cambia i nomi e modifica le date qua e là, per evitare di incriminare certe persone, e invece svela troppe informazioni riguardo altre persone. Al di là di questo, comunque, abbiamo fatto di tutto perché le nostre serie siano molto simili ai racconti del grande detective di Doyle.
Quindi cosa motiva Sherlock Holmes? È un genio e lo sa, ma ha bisogno di stimoli continui. Sa leggere molto bene nelle persone, deducendo da dove arrivino, dove siano stati, con chi siano stati e molto altro, tutto grazie a minuscoli indizi che a lui sembrano ovvi ma che sono invisibili al resto del mondo. Quando però si parla di come lui appare agli altri, allora sembra avere un lato oscuro. La sua inclinazione sembra ugualmente direta sia verso il bene che verso il male, ma – che lo voglia ammettere o meno – lui sceglie i propri casi in base a quanto siano interessanti e lo sappiano divertire.
Holmes negli anni recenti ha avuto una rinascita in tutti i media – "Elementary" e "Sherlock" in TV, film con Robert Downey jr., Ian McKellan e Will Ferrell al cinema. Cosa ne pensate del fumetto come medium per raccontare questo personaggio?
Già subito dopo la pubblicazione delle prime storie queste sono state accompagnate dalle illustrazioni di Sidney Paget, così puoi capire che Sherlock Holmes è stato un personaggio "disegnato" molto più a lungo che "filmato", o rappresentato a teatro.
I fumetti sono un grande medium per un mystery perché possiamo inserire quegli indizi che Holmes interpreta direttamente dove li ha visti lui. Poi, quando lui dice di aver visto delle impronte o cose simili, il lettore può sfogliare le pagine e tornare al punto in questione per vedere coi propri occhi che l'indizio è sempre stato lì, semplicemente non se ne era accorto. Queste cose di solito non sono presenti nei racconti di Doyle perché sono difficili da mettere in prosa, e se fossero inseriti nei film o in TV gli spettatori non potrebbero comunque tornare indietro per assicurarsi che il flashback corrisponda alle sequenze precedenti. Grazie alla magia del fumetto invece puoi mettere tutto in mostra e lo stesso il mystery funziona. Possiamo tutti giocare con Holmes e vedere se lui riesce a individuare tutti gli indizi come al suo solito.
Come descrivereste l'ambientazione della Londra ottocentesca e quanto questa ha avuto peso nella vostra narrazione?.
La Londra del XIX secolo è uno sfondo fantastico per gli scrittori e gli illustratori, con tutti i suoi dettagli, costumi e architettura. Chi non ama un mystery ambientato nella nebbiosa Londra vittoriana, con omicidi compiuti al lume dei lampioni e il sangue versato sui ciottoli delle strade?
Credo che dipenda dal fatto che in quest'epoca si incontrano il vecchio e il nuovo: puoi vedere il mondo antico e quello moderno viaggiare insieme, e tutto è alieno ma anche noto. L'habitat naturale di Holmes è la Londra del XIX secolo: è dove lui dà il meglio di sé.
Cosa potete anticiparci del nemico che Holmes dovrà affrontare in "The Vanishing Man"?
All'inizio della saga Holmes è un po' in crisi. Ci sono molti casi potenziali che lo attendono ma nulla che sappia attirare la sua attenzione, finché non gli si presenta il caso della scomparsa di un uomo di nome Michael Wiliams. Questa scomparsa può sembrare simile a tante altre, eppure ha qualcosa che risveglia l'interesse del grande investigatore.
Poi Holmes si ritrova nella linea di fuoco di alcuni nuovi "cattivi", che potrebbero richiamare l'attenzione di un potente nemico.
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Il primo numero del fumetto uscirà negli Stati Uniti nel maggio del 2018, anche in edizione digitale.
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