Il sentiero di Peter May, Einaudi 2017.
Già conoscevo l’autore attraverso L’isola dei cacciatori di uccelli, Einaudi 2012, e L’uomo degli scacchi, Einaudi Stile Libero Big 2015. Due splendidi volumi, per cui mi sono buttato anche sul presente.
“Non ho idea di che posto sia questo. E per la prima volta da quando ho ripreso conoscenza mi accorgo, con una fitta improvvisa, acuta e dolorosa d’ansia, di non sapere assolutamente chi sono.” Parole di un uomo che si risveglia su una spiaggia sconosciuta. Un uomo privo di memoria. L’ha persa, forse per qualche evento particolare che gli è successo. Non si riconosce nemmeno fisicamente, niente del suo corpo gli è familiare. Con l’aiuto di una signora anziana del luogo capisce di essere il signor Neal Maclean e di vivere in un cottage nell’isola di Harris delle Ebridi. Dai vicini Jan e Sally (saprà dopo essere la sua l’amante), che irrompono improvvisamente nella sua casa, apprende che sta scrivendo un libro sul mistero di tre guardiani del faro locale scomparsi senza lasciare traccia. Unico indizio una mappa con l’indicazione di un sentiero dal nome terribile “Le Bare” che attraversa l’isola. “Ma è successo qualcosa. Lo so, lo sento. Qualcosa di spaventoso.” Piccoli flash del passato a ricomporre il tremendo puzzle.
Andiamo per gradi. Primo punto, l’uomo smemorato che racconta in prima persona. Secondo punto la storia di Karen, da “adolescente ormonale” a “stronzetta ormonale e ribelle”, in terza persona, in rotta con la madre e il nuovo compagno. Cresta di capelli, piercing a borchia, anelli al labbro, tatuaggi di vario tipo. Cambiata dopo la morte di suo padre, noto scienziato e ricercatore sulle api finanziato dalla multinazionale Ergo. Un suicidio, sembra, ma lei non ci crede e farà di tutto per scoprire la verità.
Terzo punto, svolto ancora in terza persona, l’entrata in scena del sergente Gunn già conosciuto nei libri precedenti (si considera “uno studioso della natura umana”). Per l’omicidio di un uomo con il cranio sfondato in una cappella diroccata a Eilan Mòr nelle isole Flannan. Uomo trovato già prima dal supposto Maclean con diverse punture di api sul dorso delle mani (crede che sia stato lui ad ucciderlo). Già, le api, “personaggio” nuovo che avrà un bel peso nel corso della vicenda.
Dunque tre linee di sviluppo che si intrecciano fino all’epilogo finale di una storia che vede al centro una impressionante ed angosciante analisi all’interno del maggior protagonista alla ricerca della sua identità. Il tutto incorniciato dentro un paesaggio ed una natura incredibili. Da brivido: liberi, belli, aperti, fascinosi, inquietanti, attraversati da forti venti e il mare che giganteggia, in contrasto con la Londra vista da Karen, brutta, sporca e cattiva.
Il “sentiero” si presta ad essere interpretato come traccia tangibile e come percorso metaforico per ritrovare l’uomo e l’intera umanità. L’idea dell’amnesia certo non è nuova, così come in parte lo schema generale ma questo non inficia la qualità del libro.
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