Da qualche settimana è disponibile da NPE la seconda edizione riveduta e aggiornata di "Dylan Dog e Sherlock Holmes: indagare l'incubo". In che cosa consiste l'ampliamento apportato a questo tuo testo?
Non c'è stata l'aggiunta di interi nuovi paragrafi o capitoli. Ho integrato alcuni paragrafi preesistenti con informazioni nuove oppure che mi erano sfuggite al momento della prima stesura del libro. Per esempio nel paragrafo 11.9 ho passato in rassegna tutte le citazioni di altri fumetti contenute nel Dylan Dog di Tiziano Sclavi. Quando avevo scritto la prima versione del libro non mi ero accorto che l'incipit di Morgana, nel quale c'è un'inquadratura in soggettiva dall'interno di una bara con il coperchio trasparente, derivava da una tavola di Dream of the Rarebit Fiend di Winsor McCay (probabile fonte di ispirazione anche di una sequenza del film Vampyr – Il vampiro di Carl Theodor Dreyer).
Un altro esempio si trova nel paragrafo 1.1, nel quale ho scritto una biografia di Tiziano Sclavi. Nel 2012, anno di uscita della prima edizione del libro, sembrava che Sclavi non volesse più saperne di scrivere fumetti e romanzi. Invece, poco prima dell'uscita della seconda edizione del mio libro, la Bonelli ha annunciato l'inaspettato ritorno del fumettista in qualità di sceneggiatore di Dylan Dog. Ovviamente ho allungato la biografia aggiungendo le ultime notizie sul ritorno di Sclavi.
Naturalmente ho integrato la bibliografia. In appendice al libro c'è una bibliografia nella quale sono elencate le prime edizioni di tutte le opere di Sclavi legate a Dylan Dog. Ho inserito le opere uscite dal 2012 a oggi (principalmente alcuni soggetti e sceneggiature pubblicati nelle edizioni da libraria di Dylan Dog della Bao Publishing) e un'opera che mi era sfuggita nel 2012 (il calendario di Dylan Dog venduto in allegato alla rivista Max nel 1997, che conteneva delle illustrazioni di Angelo Stano accompagnate da una poesia di Tiziano Sclavi).
Il sottotitolo di questo saggio è piuttosto emblematico: "il tramonto del detective nell'opera di Tiziano Sclavi". Ci puoi illustrare brevemente cosa si vuole intendere con l'accezione "tramonto del detective"?
Per “tramonto del detective” si intende il declino della figura dell'investigatore deduttivo della letteratura gialla classica, di cui Sherlock Holmes è stato uno dei più grandi capostipiti e che ha avuto fra i suoi principali rappresentanti Hercule Poirot di Agatha Christie, Philo Vance di S.S. Van Dine e Nero Wolfe di Rex Stout.
Punti di passaggio di questo declino furono innanzitutto le scoperte scientifiche della prima metà del Novecento nel campo della fisica, che misero in crisi l'idea incarnata dai detective deduttivi che una conoscenza oggettiva e totale della realtà fosse possibile, e l'utilizzo immorale di queste scoperte scientifiche per creare la bomba atomica. La riflessione su questi due aspetti portò lo scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt a scrivere il romanzo La promessa, nel quale vengono prese le distanze dalla letteratura gialla classica e che secondo me è importante per capire Dylan Dog.
Contribuì a mettere in crisi il giallo classico anche il saggio Il segno dei tre a cura di Thomas Sebeok e Umberto Eco, nel quale viene chiarito che il procedimento logico utilizzato da Sherlock Holmes non è la deduzione bensì l'incerta e aleatoria abduzione. Trovo che anche questa critica al giallo tradizionale sia importante al fine dell'interpretazione di Dylan Dog.
La letteratura gialla classica fu criticata anche dagli scrittori di romanzi hard boiled, che puntarono il dito sia sulla mancanza di realismo sia sull'inconsistenza delle deduzioni dei detective (dunque c'è una somiglianza fra questa critica mossa da Raymond Chandler nei suoi saggi e romanzi e le considerazioni avanzate nel libro curato da Sebeok e Eco). La mancanza di realismo nel giallo tradizionale non interessò a Sclavi: come è noto Dylan Dog è un fumetto ben lontano dal realismo, seppure per motivi diversi dalla reazione alla mancanza di realismo nel giallo classico che si ebbe nelle opere hard boiled.
Sherlock Holmes è sostanzialmente l'antitesi del personaggio creato da Tiziano Sclavi. Secondo te in cosa consistono queste macro-differenze? Tuttavia alcuni passaggi sembrano però anche ricchi di similitudini con il Consultant Detective di Baker Street creato da Arthur Conan Doyle, non trovi?
Penso che un confronto fra le massime dei due personaggi chiarisca in cosa divergono. Sherlock Holmes sostiene che “Dopo avere eliminato l'impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità”. Dylan Dog invece afferma “Il mio metodo di indagine è di scartare tutte le ipotesi possibili. (…) Ciò che resta è molto più divertente, e guarda caso è il mio mestiere: l'incubo”. C'è un capovolgimento totale che è sì ironico, ma che suggerisce un capovolgimento dei due personaggi e anche un capovolgimento del modo di pensare di Sclavi rispetto a Doyle.
Ci sono molti altri elementi che suggeriscono questi capovolgimenti (tutti presi in considerazione in vari paragrafi del libro), però non ho mai percepito da parte di Sclavi fastidio o disprezzo per le opere di Doyle. Casomai ammirazione mista però al desiderio da parte di Sclavi di trovare una propria voce adatta a parlare di tempi ormai cambiati. Non mi sembra che Sclavi volesse dire “Sherlock Holmes era sbagliato” ma piuttosto “Il mondo è cambiato rispetto ai tempi di Doyle: un mondo diverso ha bisogno di un detective diverso”.
E allora sì, quando Sclavi cita L'avventura del carbonchio azzurro in Tre per zero è giusto vedere una similitudine o una lontana parentela fra Dylan Dog e Sherlock Holmes, anche se la filosofia alla base dei due personaggi è radicalmente diversa e anche se Tre per zero è tutto fuorché un giallo classico.
Non a caso Dylan Dog imita Sherlock Holmes quando si siede in poltrona per riflettere e unisce i polpastrelli delle sue mani: sono due detective che hanno lo stesso problema di fare i conti con la realtà, anche se le risposte non possono essere le stesse.
Rispetto alla filosfia e al metodo investigativo di Holmes come si pone Sclavi, attraverso il suo Dylan Dog?
Per quanto riguarda in particolare il metodo investigativo, come ho detto Dylan Dog è figlio anche dell'idea per cui la deduzione dei detective classici era una deduzione di nome ma non di fatto. I sillogismi di Sherlock Holmes, sostengono Sebeok e Eco, sono delle abduzioni, cioè dei procedimenti logici i cui risultati sono tutt'altro che certi. Se le “deduzioni” di Sherlock Holmes funzionano è solo grazie alla benevolenza di Doyle che sceglieva di farle funzionare, non certo perché sono dei meccanismi impeccabili.
Grazie a “deduzioni” portentose Sherlock Holmes era in grado di scoprire le informazioni più incredibili e dettagliate sulle persone sconosciute che si presentavano nel suo studio per chiedere una consulenza.
Invece ne Il ritorno del mostro Dylan Dog non è nemmeno in grado di capire che la donna accolta nel suo studio è una cliente. L'investigatore, incapace di mettere a punto anche la “deduzione” più banale, le domanda perché si è recata da lui e si sente dare la risposta più ovvia: perché è una cliente. Poi è la donna che prende in mano le redini e scopre le informazioni più incredibili e dettagliate su Dylan Dog grazie a delle portentose “deduzioni” che ricordano quelle di Sherlock Holmes.
Il detective, che nei gialli classici era il re delle deduzioni, abdica e si fa mettere i piedi in testa dalla prima venuta.
Tuttavia anche in questo caso non si percepisce il benché minimo sarcasmo nei confronti di Sherlock Holmes o dei gialli deduttivi in generale, ma solo un atteggiamento mentale diverso e figlio di tempi nuovi.
Nel tuo libro affronti capitoli che approfondiscono anche temi come l'Hard Boiled, il giallo classico, fino alla struttura narrativa stessa di Dylan Dog. A chi ti senti di consigliare la lettura di questo tuo testo e perché?
Credo che i primi cinque paragrafi del capitolo 3 siano comprensibili solo da chi ha letto e ricorda bene Dylan Dog n. 1, 25, 43 e 100. Secondo me il resto del libro (cioè quasi tutto) è comprensibile anche da chi non ha mai letto Dylan Dog.
Ovviamente i destinatari principali sono le persone che hanno letto questo fumetto o vogliono avvicinarvisi.
Spero che il libro sia interessante e utile anche per chi è interessato ad altri argomenti.
Dylan Dog non è esclusivamente un fumetto giallo, ma possiede alcune caratteristiche che lo avvicinano ai gialli e permettono di osservarlo da quest'ottica. Chi è appassionato di letteratura gialla può notare come non poche opere di questo genere letterario abbiano influito su una serie che di solito viene incasellata nel genere dell'orrore, ma che ha in sé molto altro.
Ho già detto qualcosa su Sherlock Holmes e Friedrich Dürrenmatt. A proposito del giallo classico posso aggiungere che ci sono degli agganci ad Agatha Christie (un paio di episodi sono ispirati a Dieci piccoli indiani) e al sottogenere della stanza chiusa.
Per quanto riguarda l'hard boiled innanzitutto ho messo in evidenza il fatto che Dylan Dog in un primo momento avrebbe dovuto essere una serie hard boiled ambientata a New York e ho cercato di capire se nel primo episodio era rimasto qualcosa di questa impostazione. In secondo luogo ho rintracciato altri riferimenti all'interno della serie. Il riferimento più noto è ovviamente il titolo Il lungo addio preso in prestito dal romanzo di Chandler, anche se dal punto di vista di questo genere narrativo sono più interessanti fumetti come La bellezza del demonio e Era morta, che hanno come protagonisti dei tipici detective da romanzo hard boiled.
Dylan Dog è interessante anche per quanto riguarda la fantascienza. Per esempio chi conosce Tempo fuor di sesto scoprirà che nel mio libro ho individuato un intero filone di opere di Sclavi (Dylan Dog e non solo) riconducibili al romanzo di Philip K. Dick.
Poi ci sono la postmodernità, le riflessioni su caso, fallimento, mostruosità e orrore… Trovo che il Dylan Dog di Sclavi sia un insieme di opere difficili da inquadrare e capace di fornire spunti variegati e interessanti ai lettori. Nel mio libro spero di essere riuscito a catturare e spiegare almeno in parte questa natura caleidoscopica della serie.
Puoi brevemente illustrarci il concetto di post-modernità associata alle opere di Tiziano Scalvi?
In qualche modo ho la sensazione che il postmoderno abbia a che fare con una continua ripetizione che si fa circolare. È quella continua ripetizione di giornate simili l'una all'altra che in Dylan Dog è simboleggiata dall'infinito tentativo di costruire il modellino di galeone e che è centrale in un episodio classico come La Zona del Crepuscolo.
È postmoderno anche il rassegnarsi a non poter conoscere una realtà oggettiva. Forse è per questo motivo che in Cagliostro! Viene raccontato un viaggio di Dylan Dog negli Stati Uniti che non ha come sfondo luoghi reali ma luoghi provenienti dalle opere di finzione.
Rispetto al canone di Conan Doyle, hai delle avventure di Sherlock Holmes alle quali sei più affezionato? E perché?
Quando penso a Sherlock Holmes la prima cosa che mi viene in mente è una versione cinematografica in bianco e nero di Il segno dei quattro che mi aveva terrorizzato quando ero piccolo.
Invece il ricordo più vivo che ho delle opere di Doyle è l'incontro fra Sherlock Holmes e Watson all'inizio di Uno studio in rosso. Peraltro ho apprezzato praticamente tutte le opere scritte da Doyle, tutte di qualità altissima. Ho l'impressione che abbia dato il meglio nei racconti.
Domanda finale di rito… Progetti futuri?
Ormai è vicinissima l'uscita di due opere legate a Sherlock Holmes! Si tratta di un saggio bello grosso intitolato Sherlock Holmes. L'avventura nei fumetti e di un fumetto di 24 pagine con protagonista Daryl Dark (un trisnipote di Sherlock Holmes) scritto da me e disegnato da Simone Michelini che uscirà nell'antologia Daryl Dark – Stagione Due della Cagliostro EPress.
Non vedo l'ora di scoprire come sarà accolto il saggio perché è il frutto di un lavoro davvero lungo.
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