Nel 1991 l’autore americano Bret Easton Ellis riuscì finalmente a pubblicare il romanzo che, nel bene o nel male, lo avrebbe reso famoso a livello internazionale, ovvero American Psycho. Protagonista della storia è Patrick
Bateman, giovane yuppie di Wall Street, businessman affermato, ricco, attraente e superficiale. La sua sembrerebbe una vita perfetta, se non fosse che Bateman nasconde una seconda identità, quella del serial killer psicopatico che tortura e uccide in modo metodico e spietato. A rendere inquietante la vicenda non sono tanto gli orribili delitti commessi da Bateman, quanto il graduale ma inarrestabile processo con cui il protagonista sprofonda nella follia. La sua vita di businessman è scandita da ritmi incalzanti, frustrazioni che si trasformano in vere e proprie ossessioni e conducono alla vittoria del mostro che sta dentro di lui. All’uscita del romanzo, mentre la critica ne era entusiasta e dedicava ampi studi alle tematiche affrontate da Ellis, le reazioni da parte del pubblico furono ambivalenti… American Psycho avrebbe dovuto essere pubblicato dalla casa editrice Simon & Schuster, che tuttavia finì per ritirarsi dal progetto. Il romanzo era troppo inquietante e gli editori non se la sentirono di pubblicarlo. Fortunatamente American Psycho fu notato da un’altra casa editrice, la Vintage Books, che lo pubblicò nel 1991. I guai per Ellis erano appena cominciati. Subito dopo la pubblicazione del libro, l’autore iniziò a ricevere periodicamente telefonate e mail cariche di odio e proteste.
Molto dura fu anche la censura che il libro dovette subire. In Germania venne percepito come dannoso per la sensibilità dei minori, motivo per cui ancora nel 2000 la sua vendita era severamente limitata. Lo stesso accadde in Australia. In certi paesi, come nel Queensland, il romanzo fu addirittura bandito… salvo poi essere disponibile per vie “non ufficiali”, fatto su cui Ellis ironizzò molto. In Canada il romanzo fu sommerso dalle critiche quando, durante il processo al serial killer Paul Bernardo, fu scoperto che questi possedeva una copia di American Psycho, uno dei suoi libri preferiti… Le proteste giunsero anche dal mondo del femminismo, in particolare l’attivista Gloria Steinem, da molti considerata come la leader del movimento femminista negli anni Sessanta e Settanta, accusò il romanzo di Ellis di ritrarre le donne come un mero oggetto sessuale e nulla di più. Per ironia della sorte, Steinem è anche la matrigna di Christian Bale, che interpretò il ruolo di Bateman nel film American Psycho. Naturalmente Ellis non poté non evidenziare questa coincidenza con una certa ironia all’interno del suo successivo romanzo Lunar Park. American Psycho comunque ottenne anche vari riconoscimenti. Secondo numerosi studiosi, l’opera di Ellis andrebbe vista come una feroce critica della cultura capitalista, il “regno della facciata”, nel quale ciò che conta sono solo il guadagno materiale e il mantenimento delle apparenze. Fino agli estremi, incarnati in maniera esemplare da Patrick Bateman, che non è più in grado di vedere la differenza fra persone e oggetti. In un mondo dove contano solo l’avere e il vantarsi di quanto si possieda, anche le persone diventano oggetti da conquistare. Il rapporto di Bateman con le donne (e con le sue vittime in generale) non è che l’esempio più radicale di una simile mentalità. Bateman stesso rappresenta un’interpretazione macabra e al contempo ironica del mostro in cui la società del consumismo trasforma gli uomini. In una sconvolgente intervista del 2010, Ellis confessò che, quando decise di scrivere il libro, si sentiva “pazzo proprio come Bateman”. Si sentiva solo e alienato, imprigionato in un mondo dove il consumo dovrebbe essere tutto ciò che offre sicurezza e serenità all’uomo e invece non fa altro che aumentare il proprio disagio interiore. Forse, se avesse fin da subito spiegato in questi termini i sentimenti che portarono alla creazione di American Psycho, il romanzo avrebbe potuto essere compreso da un maggior numero di lettori. Tuttavia, sempre durante la stessa intervista, Ellis affermò di non aver mai rivelato prima di allora questo suo segreto, perché troppo spaventato dalle reazioni che il suo libro aveva suscitato. A questo punto però è invitabile porsi alcune domande: cosa va veramente criticato? Il libro e il suo autore o la società che ha sfornato i mostri del mondo moderno? Nonostante tutte le critiche, nel
2000 American Psycho si conquistò un posto nel mondo del cinema. Particolarmente interessanti, e anche un po’ perverse, sono le strategie promozionali che hanno preceduto l’uscita del film, come quello che accadde in America quando ai futuri spettatori fu offerta la possibilità di fare domanda per ricevere mail scritte direttamente da “Patrick Bateman”… In questo modo, schiere di fan e curiosi, che magari anni prima avevano criticato il romanzo, ebbero l’onore di spiare nella vita privata del serial killer. Due anni dopo uscì American Psycho 2, un vero e proprio disastro cinematografico agli occhi di Ellis, che, come molti altri critici, non accettò mai tale film come un sequel di American Psycho. Non vi sono elementi in comune con il primo film e il personaggio di Bateman fu aggiunto alla sceneggiatura in un secondo momento soltanto per creare una qualche connessione con l’originale American Psycho (e comunque il suo ruolo all’interno della vicenda è piuttosto marginale, dato che muore all’inizio del film…). Una cosa però va riconosciuta ad American Psycho 2: sebbene sia più splatter rispetto ad American Psycho, risulta comunque meno inquietante. Perché? È molto più semplice e confortante guardare un horror con schizzi di sangue ovunque e inverosimili assassini, convincendosi che nulla di tutto ciò possa esistere nella realtà, piuttosto che riconoscere che viviamo in un mondo di follia.
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