Il Principe Rosso di Qiu Xiaolong, Marsilio 2016.
L’ex ispettore Chen Cao è andato a ripulire la tomba di suo padre dopo che gli è stata tolta un’indagine importante, il caso dei maiali morti comperati dai contadini e rivenduti alle aziende a prezzi inferiori, che deve dare fastidio a qualcuno in alto. Come contentino (si dice dalle mie parti) è stato nominato direttore del comitato per la riforma del sistema legale (pensate un po’). In una Cina ormai cambiata dove sempre più ampio è il divario fra ricchi e poveri, dove “il mito dell’egualitarismo maoista, esaltato dalle autorità del Partito per tutti quegli anni, stava sbiadendo, ormai era un sogno perduto.” In auge Lai “Principe Rosso”, figura di spicco della sinistra cinese e lotte incessanti per il potere, soprattutto da parte dei figli di tali Principi Rossi.
Intanto l’incontro con la bella e ricca Qian e la proposta di lavoro per sorvegliare una donna, evidentemente l’amante del suo uomo (in seguito ci sarà tutto un discorso sulle ernai “concubine secondarie” con le quali si poteva interrompere la relazione). Poi altro momento critico. Deve tenere un discorso sullo scrittore Eliot a “Il mondo celestiale”, famoso night club, “oscenamente costoso”, ma qualcosa alla fine non quadra, gli hanno teso un tranello cercando di incastrarlo con due belle ragazze, per metterlo definitivamente fuori giuoco.
Bisogna difendersi. Aiutato da Nuvola Bianca (ha un salone di bellezza), da Vecchio Cacciatore, poliziotto in pensione che lavora per una agenzia investigativa, dal detective Yu (figlio del suddetto), incomincia la ricerca tesa a scoprire chi vuole la sua testa.
Ma sarà dura, Lai scompare improvvisamente e arrivano i morti ammazzati. Chen si sente accerchiato e in pensiero per la madre malata in un momento in cui deve mettere in atto tutte le sue capacità pratiche e intuitive. C’è pure la morte sospetta di un americano che sembra rientrare nel gioco sporco del potere in mano ai politici e agli affaristi. Citazione imprescindibile di Sherlock Holmes e Poirot (si trova ormai dappertutto e se non ce la infilano gli autori si sentono male).
Il racconto, condotto lungo le azioni di più personaggi, scivola via gradevolmente intricato (la realtà in Cina “può essere ben più strana di un romanzo”) e ricco di passione politica delusa tra proverbi, aforismi, poesie, (Chen Cao stesso poeta e traduttore), pesce gatto marinato in olio di peperoncino rosso, zampe di rana fritte con fagiolini verdi, tofu puzzolente al vapore su funghi selvatici, cubetti di agnello alla griglia, borsa di pastore fredda con gamberetti secchi e olio di sesamo, pesce affumicato, frattaglie di maiale brasato, anguilla di risaia fritta…
Buona lettura e buon appetito (burp).
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