Per la critica c’è sempre qualcosa di colpevole nel successo, un retaggio elitario che porta a considerare l’adesione di massa come sinonimo di mediocrità o di banalità, non si può negare che a volte sia stato così, ma né si può accettare questa regola come un a priori.
A tal proposito c’è un caso di un noto e famoso scrittore di successo svedese che è bene sottolineare. Stieg Larsson non è Dan Brown, né J.K. Rowling, e questo sia detto con il massimo rispetto per ogni autore e lettore.
Prima di essere un noto scrittore, Larsson, è stato un profondo conoscitore di organizzazioni di estrema destra e neonaziste, per questo motivo ha fondato a Stoccolma la rivista antirazzista EXPO; grazie alla sua conoscenza di questi movimenti di neonazismo è divenuto anche consulente di Scotland Yard e corrispondente dal Regno Unito e del Ministero della Giustizia svedese.
Nel 1983 diventa grafico e poco alla volta si orienta verso il giornalismo diventando critico letterario; già da ragazzo scrive racconti polizieschi che vengono pubblicati su piccole riviste. L’anno di svolta è il 1995, momento in cui avviene l'attentato omicida che uccide cinque ragazzi a Stoccolma per mano di estremisti di destra.
Larsson decide che è giunto il momento di fondare la rivista trimestrale, EXPO, con il chiaro intento antirazzista, la rivista e Stieg saranno schierati in prima linea contro il ritorno neofascista in Svezia e in difesa degli ideali democratici.
La battaglia del giornalista contro razzismo, fascismo ed estremismo di destra è totale: nel 1991 scrive, insieme a Anna-Lena Lodenius, Estremismo di destra. Dieci anni dopo pubblica a quattro mani con Mikael Ekman Democratici svedesi: il movimento nazionale.
Kurdo Baksi è amico e collaboratore di Stieg Larson, occasionalmente finanzia la rivista EXPO e lo aiuta nelle sue battaglie.
Per questo aiuto, Kurdo Baksi, viene minacciato con tre colpi di fucile contro il suo appartamento che mandano in frantumi le finestre; è il 1999, un anno terribile che vede la morte di un giornalista amico e collaboratore di Larsson (la sua auto viene minata e fatta saltare).
Larsson, insieme a Baksi, comincia a tenere conferenze in tutto il mondo, Londra compresa, dove viene invitato da Scotland Yard a collaborare.
In più occasioni riceve minacce di morte, sulla sua segreteria si trovano ripetute minacce, “morirai sporco ebreo!”; è costretto a non mettere il nome sul citofono della propria abitazione e a non sposare la compagna di una vita, Eva Gabrielsson, per non metterla in pericolo, per non creare un tangibile legame che possa ricondurla a lui.
Per tornare a casa scende dall’autobus una fermata dopo, o prima, e prosegue a piedi. Il tutto nel tentativo di non essere seguito ma è una vana precauzione.
La rivista EXPO è un punto di riferimento e una critica costante al neonazismo, il movimento estremista da parte sua minaccia e pubblica nomi, foto e indirizzi dei giornalisti della rivista. Tutti i collaboratori del giornale, Larsson in testa, sono oggetto di minacce (questo ci ricorda qualcosa di molto attuale). In quel periodo scrive anche un manuale che detta le regole di difesa per i giornalisti, Sopravvivere alla scadenza: Manuale per i giornalisti minacciati, lui non seguirà mai quanto scritto in quel libriccino.
Nel 2002-3 decide di cominciare a scrivere una serie di romanzi polizieschi che svelino il lato oscuro della civile società svedese. Pensa così di costruirsi una pensione e soprattutto di finanziare la rivista EXPO che ormai dirige.
Il personaggio centrale di questa serie di romanzi è Lisbeth Salander, una giovane ragazza hacker che aiuta un giornalista, Mikael Blomkvist direttore della rivista Millennium, a far luce su un caso di quarant’anni prima, la scomparsa di Harriet Vanger.
Non si può capire Lisbeth Salander senza sapere che Larsson è un grande fan di Pippi Calzelunghe, il personaggio creato nel 1945 dalla scrittrice svedese Astrid Lindgren. Lisbeth è la versione new technolgy, postmoderna e notturna di Pippi, fieramente indipendente e senza legami familiari.
Molte studentesse partecipanti ai movimenti di contestazione degli anni ’60 e ’70 affermano di aver letto da bambine Pippi Calzelunghe. Anche le studentesse universitarie americane di quegli anni pongono questo romanzo in testa alle loro preferenze di lettura da ragazzine. Il librò esercitò una notevole influenza nella formazione delle giovani di quel tempo. Quando Pippi Calzelunghe esce nel 1945 causa in Svezia un profondo rivolgimento nei costumi e grande scandalo tra i benpensanti.
Pippi ha nove anni, è senza madre e senza padre, che forse è andato a fare il re in una tribù della Polinesia, possiede un tesoro di monete, che le evitano ogni problema di natura economica, vive con un cavallo e una scimmia. Vive sola e libera, non va a scuola, è fortissima e scaccia via ladri e poliziotti che vorrebbero portarla in orfanotrofio.
Critici e pedagogisti definirono la Lindgren “una monellaccia disgustosa”. Genitori ed educatori la attaccarono con lettere ai giornali. Un professore scrisse: “Pippi lascia il ricordo di qualcosa di sgradevole che graffia l’anima”.
Il manoscritto inizialmente venne rifiutato dal maggior editore svedese e poi fu messo in discussione dai traduttori in vari Paesi. In Pippi Calzelunghe la Lindgren mette il senso della sua ribellione contro gli aspetti retrivi della piccola borghesia svedese che l’aveva fatta molto soffrire.
Incinta a diciotto anni Astrid voleva tenere il bambino ma non voleva più saperne del padre biologico. Si reca allora in un ospedale dove è possibile partorire senza dare il proprio nome. Il bambino riceve un’adozione temporanea. Poi Astrid trova un lavoro da segretaria, si sposa, viene accettata dalla comunità del suo paese, si ricongiunge con il figlio e ha una seconda bambina.
Oltre ad essere un fan e un lettore della connazionale Lindgren, Larsson è sempre stato un sostenitore dei diritti e delle battaglie del movimento femminista.
Nel 2004 due romanzi della trilogia sono compiuti e Larsson li consegna a una casa editrice svedese, la Norstedts, sono i primi della serie di tre romanzi polizieschi che costituiscono la trilogia Millennium. Larsson aveva pensato ad una serie di dieci romanzi, prima di morire aveva già sviluppato, ma non concluso, il quarto.
Per portare a termine i suoi testi Larsson scrive dalle quattordici alla quindici ore al giorno, sabato e domenica compresi, fuma dalla sessanta alle ottanta sigarette, beve un mare di caffè e mangia solo cibo fast food.
Stieg Larsson non è malato, ma si sottopone a uno stile di vita e a un ritmo di lavoro tale che a novembre del 2004 viene colpito da un infarto. Purtroppo non c’è nulla da fare, il fondatore e direttore di EXPO, lo scrittore della trilogia Millennium, muore il 9 novembre del 2004 a causa della sua totale dedizione alla rivista e ai suoi romanzi.
Qualcuno ha insinuato che questa morte sia voluta dai movimenti di estrema destra svedese, anche se non si capisce come gli abbiano provocato il malore che ne ha causato la morte.
In seguito alla sua morte, dopo un’iniziale fase di chock, la casa editrice procede con la pubblicazione dei romanzi di Larsson; la trilogia conosce un enorme successo, dapprima in Svezia quindi in Francia, dove fu pubblicato dalla casa editrice Actes Sud, poi in tutta Europa, in Italia è pubblicato da Marsilio. Al successo letterario segue quello cinematografico, è un successo mondiale, sia per il libro che per i film.
Come spesso accade, allo spessore morale di un individuo difficilmente corrisponde la grandezza dei familiari. Come detto Stieg non era malato, non si aspettava di morire e non redige un testamento attuale, l’ultimo risale al 1977 ed è stato ritenuto non valido, per cui i suoi beni e i proventi della vendita dei libri spettano al fratello e al padre, Joakim ed Erland.
Nessun diritto all’eredità è stato riconosciuto alla sua compagna di sempre, l'architetto Eva Gabrielsson, con cui aveva vissuto per 32 anni. Come abbiamo visto non avevano alcun legame giuridico per evitare che anche lei fosse oggetto di minacce come il compagno giornalista.
Il padre e il fratello ‘gestiscono’ un fondo di milioni di euro, in verità sono più infastiditi che contenti del successo. Non usano quei soldi, il fratello Joakim vive del suo lavoro e il padre Erland della sua pensione; non sono interessati al denaro, e i diritti giacciono fermi su un conto: “sarebbe stato meglio se avesse venduto solo diecimila copie e basta, sarebbe stato meglio per tutti”, ripete il padre infastidito dal clamore del libro e dei media.
Hanno creato un piccolo premio per i giornalisti a cui assegnano ventimila euro, questo è tutto.
Inutile sottolineare che la compagna, Eva Gabrielsson, meriterebbe ben altra considerazione dalla famiglia Larsson, per non parlare delle battaglie combattute da Stieg, con i milionari ricavi dei libri si potrebbe finanziare non una ma mille EXPO, creare un fronte indipendente di critica sociale contro violenza e razzismo.
Ma allora, se sono così infastiditi dal successo e dai soldi, ci stupisce non poco la pubblicazione del numero 4 della saga di Millennium; suo padre Joakim e suo fratello Erland, infatti hanno ingaggiato un nuovo scrittore per la realizzazione del nuovo capitolo della saga. David Lagercrantz, giornalista noto per la biografia di Zlatan Ibrahimovic, ha conquistato la loro fiducia, e così ha ricevuto il via libera per la scrittura di Millennium 4, dal titolo Det som inte dödar oss, Quello che non ci uccide.
È giusto continuare a ripetere je suis Charlie ma allo stesso modo si dovrebbe dire je suis EXPO, anche perché nessuno si è mai preoccupato di farlo.
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