La moglie perfetta di Roberto Costantini, Marsilio 2016.
Roma, 2001. Intanto il dr. Giovanni Annibaldi (Nanni), psicologo di coppia, sulla quarantina, giovanile, ben pettinato e curato come i suoi baffetti e Bianca Benigni, pubblico ministero. In prima persona da Nanni, sua moglie perfetta “che tutti vorrebbero avere accanto”, magari non “sempre”. Passione svanita con il tempo. Il figlio Luca che parla e socializza poco. E, ancora in prima persona, dalla stessa Bianca a narrarci, dal suo punto di vista, il rapporto con il marito e il figlio Luca che non può seguire come vorrebbe.
Poi l’altra coppia composta da Victore Bonocore, alto e barbuto che sembra Mefistofele, e dall’americana Nicole Steele, capelli rossi e occhi di smeraldo, con un livido sotto un occhio. Di mezzo la sorella Scarlett, cameriera al Food and Drink, occhi verdi e culo esplosivo. “Bene, John, io mi chiamo Scarlett” riferito a Nanni e già ci siamo. La “principessa” e la “puttanella”..
Aggiungo due morti ammazzati, Donatella Caruso e, in seguito, il citato Bonocore (ce ne sarà anche un altro) e facciamo entrare in scena il commissario Michele Balistreri. Passati i cinquanta, whisky, sigarette Gitane e donne che non sono serviti a seppellire il passato (morte dolorosa della madre precipitata da una scogliera a Tunisi) e a fargli desiderare il futuro, pillole per dormire. Fa solo un lavoro, lo dice lui stesso “Cerco assassini”. Insieme alla spalla, l’ispettore Antonio Coppola, il Nano, un omino di un metro e mezzo dalla faccia simpatica che aggiunge un particolare “Uno senza cuore, dicono. Ma lei tiene il cervello, che è mille volte meglio”. E insieme alla citata Bianca Benigni con la quale avrà un rapporto complesso.
Come contorno Il Sordomuto, pronto a fottere anche la mamma quando serve (in romanesco), insieme agli appalti pubblici, al gioco d’azzardo e all’usura. Il cast essenziale è questo. E se volete ecco in più una giornalista in gamba (la troveremo anche nella seconda parte) e l’ambasciata americana che un po’ di palle le rompe. Almeno a Balistreri.
Un salto nel tempo e si vola al 2011 dove tutto si scioglie, tutto si risolve in un andirivieni di sospetti e false piste. Ricordo solo contatti tra il caso Caruso e il caso Bonocore, una partita a poker, una fotografia, una ricevuta, una borsa con una trenata di soldi (chi l’ha presa?) e qualche morto ammazzato.
In prima persona, al presente, con tutte le sfumature occorrenti, l’alternarsi continuo di narrazione e pensiero, l’intreccio di punti di vista diversi a creare un caleidoscopio di forti ritratti e sensazioni. Il tuffarsi nei meandri tenebrosi della coppia, l’amore, la passione, il sesso, la stanchezza, la solitudine, i ricordi. Alla fine un pizzico di speranza fra tanto disfacimento. Espressi con efficacia di stile.
Buona lettura e lunga vita all’autore.
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