Melissa di Francis Durbridge, Mondadori 2015.
“Brutta serata per Guy Foster, giornalista squattrinato con ambizioni da romanziere. Prima un battibecco con la moglie Melissa al rientro a casa, quindi lei che va a un party senza di lui. Più tardi Melissa lo convince a raggiungerla nei pressi di Regent’s Park ma…”. C’è un’amara sorpresa. La pelliccia nera nelle mani di un poliziotto appartiene all’amica della moglie ma la vittima strangolata nel parco è proprio Melissa!
Indaga l’ispettore di polizia Cameron “una figura imponente: alto, le spalle larghe e muscolose” di circa novanta chili. Veste con cura e buon gusto, sguardo che annichilisce. In arrivo una serie sconcertante di fatti misteriosi e inspiegabili che cito (solo alcuni) in qua e là: una telefonata non pervenuta, a casa di Guy il suono acuto di una chitarra con il motivo che piaceva a Melissa, il giradischi in funzione (“Chi diavolo è stato?”), la scoperta di un sacco di soldi e gioielli della moglie che vinceva al gioco, la dichiarazione che lui era in cura da uno psichiatra (non è vero, si affanna a smentire) confermata dal dottore e dalla segretaria, due lettere particolari, un tizio che si spaccia per un altro, una telefonata dalla stessa Melissa (possibile?). E così di seguito.
Insomma in arrivo una marea di dubbi, di assilli, di domande ”Era forse uno schizofrenico? Un dottor Jekyll e Mister Hyde?”, innocente incastrato o pazzo omicida? Ancora: altri morti ammazzati e tentativi andati a vuoto, ricatto, bugie, false accuse, stravolgimento improvviso delle certezze, atmosfera di tensione, sospetto, paura, un nastro compromettente come esca per l’assassino.
Storia avvincente, ricca di continue sorprese per il povero Guy e per noi lettori che cerchiamo di capire, sballottati da un nuovo evento all’altro, quale sia la verità vera (fra le tante false verità) che sfugge di continuo e scivola via come un serpente in fuga.
Grande successo ebbe lo sceneggiato televisivo in Italia nel 1966 tratto proprio dal libro di Durbridge in sei puntate sotto la direzione di Daniele D’Anza. Attori da sollucchero come Rossano Brazzi, Aroldo Tieri e Massimo Serato, tanto per citarne qualcuno. Tutto il nostro paese fu preso dalla “caccia al colpevole” e un rotocalco mise perfino in palio ricchi premi per chi avesse indovinato il nome dell’assassino.
Per “I racconti del giallo” “Cuore di ghiaccio” di Andrea M. Campo, Francesca Gangarelli, Antonello Grassi e Margherita Romagnoli.
Una donna morta in piscina. Omicidio per il commissario Emanuela Larossa “esuberante e talvolta con la testa fra le nuvole”. Ma in questo caso attenta ai minimi particolari. Occhio al figlio “un po’ strano”, al marito “sfuggente e sempre impegnato” e all’amante “molto giovane” della defunta. Di mezzo certi orari per far tornare i conti e un’arma del delitto non nuova nella letteratura poliziesca (direi pure inflazionata). Stile secco, veloce, incisivo.
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