Scarafaggi di Jo Nesbø, Einaudi 2015.
Bangkok, gennaio 1998. Dim, prostituta sventurata come tante altre. Appuntamento con un cliente. Solo che lo trova “sdraiato sul letto a pancia in giù” con un coltello che spunta dalla giacca. Un pezzo grosso, Atle Mones, diplomatico norvegese, cosa assai spiacevole per l’attuale governo. Occorre qualcuno che vada laggiù e risolva il caso “in silenzio”. Ovvero Harry Hole sbevazzone spilungone dai capelli chiari tagliati corti. Accetta solo se gli danno mano libera sul caso dello stupro della sorella down non risolto.
A Bangkok (umidità micidiale) in contatto con l’ispettore capo Crumley, testa rapata a zero, occhi blu, enormi scarpe da ginnastica Nike e la gonna. In cinque a sbloccare il caso. Coltello molto raro probabilmente del popolo montano degli Shan, ma in seguito ne sapremo di più. Gli scarafaggi (quelli animali, gli altri umani sono sparsi dappertutto) arrivano a pag 110 e Hole rabbrividisce. Nella macchina del morto una fialetta di plastica con farmaco contro l’asma. Atle sotto usura e gay, moglie che lo tradisce, sarà lei l’assassina?.
Tra una indagine e l’altra, non priva di movimento, di suspense e pericolo per il nostro Harry, ecco spiattellata una società dove emergono: la prostituzione di ogni genere compresa quella infantile, i gay, i travestiti, le scommesse, la boxe thailandese (colpi con ogni arto), i fumatori d’oppio, i combattimenti di galli a porte chiuse. Relazioni sessuali a go-go e situazioni inconcepibili rese del tutto normali, polizia marcia o che chiude un occhio. Momenti personali con il padre e la sorella, ricordi (una certa Brigitta svedese aveva detto di amarlo) inframezzati a inevitabili scontri con la malavita e i suoi superiori che non desiderano andare a fondo.
Finale in crescendo (Harry si incazza di brutto) e sogno dove il sentimento d’amore non muore mai, tanto per dire che nell’uomo qualcosa di buono c’è sempre. Un classico, come pure in Perfidia di Ellroy. Trama risaputella per chi ha letto qualche thriller riscattata da una scrittura che sa il fatto suo e da personaggi credibili. Ma dai migliori si pretende sempre di più.
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