Titoli di coda di Petros Markaris, Bompiani 2015.
Atene oggi, ovvero la Grecia. In prima persona dal commissario Kostas Charitos. Picchiata la figlia Caterina dai fascisti di Alba Dorata perché avvocato difensore degli immigrati. Un piantone della polizia che ha visto tutto nega (sarà una grana). C’è poi Makridis, cittadino tedesco di origini greche, impiccato al lampadario. Sicuro suicidio, però ecco la rivendicazione “Andreas Makridis non è morto. L’hanno ucciso”. Firmato “I Greci degli anni ‘50”. In seguito altre rivendicazioni dagli stessi per due omicidi sicuri. Arma del delitto una pistola degli anni ’50. Si prospetta un collegamento tra i vari eventi ed anche un rapporto con la Guerra Civile.
Le indagini servono ad illustrare impietosamente la situazione economica e spirituale della Grecia: povertà, miseria, negozi che chiudono, tasse, mazzette, i maneggioni che ingrassano, sfruttamento dei braccianti, odio verso gli immigrati, burocrazia infernale, “non è questa la procedura” il ritornello stucchevole per non far iniziare i lavori e il lavoro stesso “una maledizione” per i greci, qualche frecciatina ai tedeschi che rompono con le riforme, momento di ironia dalla bocca del teutonico Uil, integrato benissimo “Passo col rosso, svolto dove è vietato e non mi interessa se qualcuno mi fa un gestaccio, e posteggio sul marciapiede se ho fretta” (sembra di essere in qualche parte dell’Italia). Spunti di vita familiare e sulla cucina greca con la ghemistà, pomodori ripieni di patate e calamaretti fritti, momento positivo nei centri di accoglienza. E il nostro Costas Charitos che se la deve vedere con i superiori, il marcio della polizia, i giornalisti rompipalle, gente di destra e di sinistra, la storia presente e passata del suo paese che si intrecciano fra loro. Ma chi sono questi benedetti Greci degli anni ’50? Già, chi sono?...
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