La statuetta di terracotta di R. Austin Freeman, Mondadori 2015.
Ancora un inedito tirato fuori dalla banda scatenata di Franco Forte e company. “Strani fatti accadono al medico James Oldfield nell’esercizio della professione. Prima il misterioso ritrovamento, in una notte di settembre mentre è di ritorno da una visita, di un poliziotto in fin di vita nei recessi di un bosco. Un ignoto aggressore, in fuga dopo aver rubato dei diamanti, l’ha colpito alla testa con il suo stesso manganello. Poi…”. Poi un avvelenamento da arsenico di un paziente dopo avere consultato il suo maestro, il dottor Thorndyke. Trattasi del ceramista Peter Gannet che guarisce, in seguito scompare e frammenti di ossa umane vengono ritrovati nel suo laboratorio. Che il morto sia proprio lui? Sospettati l’amico Frederick Boles e la moglie, mentre le sue creazioni mediocri vengono addirittura esaltate da un critico d’arte.
Raccontato dal dottor James nella prima parte con uno stile preciso, minuzioso e nello stesso tempo evocativo di un’atmosfera “strana”, di inquieta tensione, non privo di spunti sulla Londra del tempo (per esempio sul deterioramento delle sue strade). Continuato dal dottor Christopher Jervis, amico del dottor Thorndyke, del quale segue meravigliato e confuso l’iniziativa per voler conoscere più a fondo le “creazioni” del morto che hanno un così corposo successo. Interessato, soprattutto, ad una statuetta di terracotta.
Al termine la spiegazione finale estremamente lucida e precisa a spiegare un piano diabolico con colpo a sorpresa. Il libro di Freeman è una sorta di esaltazione del metodo scientifico, per risolvere casi criminali, e deve essere inquadrato nel contesto storico in cui è nato. Traduzione superba di Mauro Boncompagni.
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