Nel 1911 Doyle decise di scrivere un libro per ragazzi: voleva però una storia innovativa, che non cadesse nello scontato e non apparisse come una semplice imitazione di opere già esistenti. Non era un compito facile, dato che nell’ambito della letteratura d’avventura si erano già da tempo imposti capolavori come L’Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson e Le Miniere di Re Salomone di Henry Rider Haggard.
Anche il mondo reale aveva in un certo senso perso quegli elementi che avrebbero potuto fornire a Doyle una facile fonte d’ispirazione: era infatti ormai terminata l’epoca delle grandi esplorazioni. L’Africa, le isole dell’oceano Pacifico… tutto sembrava essere “troppo conosciuto” per permettere il libero sfogo della propria fantasia. Doyle stesso affermò che l’era dell’avventura e del romanzo sembrava essere giunta alla fine: il mondo moderno era alle porte.
Tuttavia la creatività dello scrittore ebbe la meglio su tutti questi ostacoli e un fossile ritrovato nei pressi della sua casa nel Sussex fornì l’ispirazione di cui Doyle aveva bisogno.
Fondamentale però fu anche l’influenza di un romanzo quale Viaggio al Centro della Terra ;;;di Jules Verne, i cui protagonisti partono per un viaggio che li porterà a conoscere il mondo sotterraneo di cui l’umanità aveva fino ad allora ignorato l’esistenza. Allo stesso modo, anche i protagonisti della storia che Doyle stava scrivendo dovranno affrontare un lungo viaggio, che li condurrà in un mondo lontano, completamente dimenticato dal resto degli uomini.
The Lost World (Il Mondo Perduto per la versione italiana) è proprio il titolo con cui questo libro venne infine pubblicato, nel 1912. Divenne presto una delle opere di riferimento del filone avventuroso incentrato sulle vicende del “mondo perduto”, sviluppatosi a cavallo fra Ottocento e Novecento.
Il romanzo di Doyle si svolge su un misterioso altopiano nel Sud America, una terra non soltanto lontana, ma addirittura preistorica, abitata da dinosauri e altre creature sopravvissute all’estinzione.
Doyle scrisse così il primo romanzo ambientato nel mondo dei dinosauri.
Bisogna comunque precisare che, quando The Lost World venne pubblicato, l’idea che i dinosauri fossero scampati all’estinzione non pareva tanto improbabile, al punto che molti si convinsero della veridicità della storia narrata dal romanzo! Doyle stesso contribuì alla diffusione di questa ipotesi, fornendo foto (ovviamente false) scattate in Sud America e raffiguranti i protagonisti dell’avventura nel mondo perduto, finte mappe e perfino alcuni schizzi che i personaggi del romanzo avrebbero fatto nel corso del loro viaggio.
Ma perché il pubblico dell’epoca reagì in questo modo di fronte ai “dinosauri” creati da Doyle? Il motivo, come spesso accade, va cercato nella storia: è vero che le grandi esplorazioni si erano concluse, ma questo non significa che non ci fosse più niente da scoprire e studiare.
Agli inizi del 1900 gli Europei iniziarono infatti ad esplorare con più attenzione gli altri continenti, arrivando a scoprire specie animali e vegetali fino ad allora ignorate.
Nel 1884 avvenne la conquista del tepui Roraima, il più alto degli altopiani venezuelani, la cui inacessibilità è stata la causa di un processo evolutivo del tutto indipendente rispetto a quello del territorio circostante, che ha consentito lo sviluppo e la sopravvivenza di una fauna e di una flora unica al mondo. Fu poi la volta di Machu Picchu, la città “perduta” degli Inca, che venne ritrovata nel 1911.
Anche se le vicende narrate in The Lost World sono ormai universalmente riconosciute come frutto della grande fantasia di Doyle, il suo romanzo ha comunque continuato ad affascinare per secoli il mondo intero, come dimostrano le numerose opere, letterarie ma anche cinematografiche, che si sono basate su di esso.
Nel 1925 The Lost World venne per la prima volta trasformato in un film, poi arrivò King Kong, di cui la prima versione uscì nel 1933 e l’ultima nel 2005. Fra i film più recenti che hanno tratto ispirazione dall’opera di Doyle ricordiamo anche Jurassic Park (1993) e Il Mondo Perduto: Jurassic Park (1997), basato sul romanzo Il Mondo Perduto di Michael Crichton (che richiama The Lost World già a partire dal titolo).
Non dobbiamo tuttavia cadere nell’errore di credere che The Lost World sia soltanto una storia di dinosauri: nel romanzo infatti c’è molto di più. A partire da un irresistibile humour, concentrato in particolar modo sull’eroe della vicenda: il professor Challenger.
Un uomo basso ma forte, con una grossa testa e una lunga barba nera. Grida, picchia e insulta le altre persone, ama essere al centro dell’attenzione e la modestia non è di sicuro la sua dote principale. Potrebbe quasi essere definito come l’esatto contrario di Sherlock Holmes.
Il professore comparirà in altre quattro storie che Doyle scriverà prendendo come spunto le novità e le scoperte degli scienziati del suo tempo.
Doyle stesso definirà queste storie come “scientific romances” (romanzi scientifici), senza sapere di essere così divenuto il creatore dei precursori dei nostri odierni romanzi di fantascienza.
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