Il manoscritto di Chopin di Jeffery Deaver e altri autori, BUR 2015.
M.J.Rose è riuscito a riunire un bel gruppo di scrittori intorno ad una storia iniziata e terminata dal noto Jeffery Deaver. Niente di nuovo sotto il sole. Basti pensare al famoso Detection Club degli anni Trenta che invitava addirittura i lettori a scoprire l’assassino.
Dunque c’è l’americano Harold Middleton fermato dalla polizia polacca per un suo incontro con Henry Jedynack, accordatore di pianoforti, ucciso in una sala di concerti insieme ad altre due persone. Harold era stato agente militare dei servizi segreti al seguito delle truppe statunitensi inviate in Kosovo nel 1999 e faceva parte dei “Volontari” alla ricerca dei criminali di guerra (in particolare di Rugova), con Leonora Tesla, Lespasse e Brocco. Ora qualcuno (Faust?) uccide Rugova insieme a sua moglie e fa fuori l’accordatore di pianoforti. Forse sta cercando proprio i “Volontari”. Perché? Per una vendetta? O per quale altro motivo?
La faccenda si complica quando il nostro Harold giunge all’aeroporto di Washington, è coinvolto in una sparatoria ed accusato di avere ucciso un poliziotto. Alle sue calcagna finti federali, veri poliziotti e il solito, misterioso Faust. A questa vicenda se ne collegano altre come quella della nipote di Henry Jedynack, della figlia di Harold, dei “Volontari” citati, dell’agente Connolly e così via.
Al centro il mistero di un manoscritto di Chopin, in possesso di Harold (lui pensa che sia un falso), che potrebbe nascondere nelle partiture musicali una formula segreta di un’arma di distruzione di massa.
Storia complessa, frenetica, dal ritmo veloce, ricca di movimento, di suspense, di continui “passaggi” da un personaggio all’altro, di scontri, di pistole puntate alla schiena, di morti ammazzati, di ripetuti colpi di scena, quasi una gara tra i vari autori a mettere in mostra le proprie capacità inventive. Una storia che mi è parsa discretamente gonfiata e non mi ha esaltato più di tanto, anche se la tecnica c’è e si vede.
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