La brutta estate ;;di Enrico Ruggeri, Mondadori 2014.

Di Enrico Ruggeri avevo già letto Non si può morire la notte di Natale, Baldini e Castoldi 2012, e non mi era dispiaciuto. Così mi sono buttato anche su questo libro sperando in qualcosa di più convincente.

Giugno a Milano. Qui lavora il giornalista sportivo Marco Taviani, crisi matrimoniale con moglie Valentina e figlia Gaia di dodici anni. Telefonata a zia Elvira pluriottantenne che vive da sola. Nessuna risposta perché è stata uccisa con un coltello che le ha tagliato la gola.

Indaga il commissario (ad essere precisi vicequestore aggiunto) Antonio Lombardo con il quale Marco si troverà a collaborare, lui unico nipote e dunque unico erede, amico di don Giorgio, il prete del quartiere. Per dare un nuovo corso alla sua vita decide di vivere in casa della zia dove trova delle bambole reborn, praticamente “bambole in vinile, realistiche in una maniera incredibile” che fanno una certa impressione.

Forse è proprio tra i condomini (condominio sfruttato anche da Francesco Recami) che si nasconde l’assassino. Occorre tenerli d’occhio con l’appoggio del commissario e qualcosa verrà fuori. Durante l’indagine accenni sulla società, sui “motori del diavolo”: i soldi, la passione amorosa, la droga, e poi l’incontro con i vecchi amici a rivangare il passato, l’”incontro” saltellante sul letto con la photoeditor Marta che fa sempre bene. E intanto arriva un altro morto sgozzato tra una cena e l’altra con il commissario. Piano piano la scoperta: la vita della zia sembra non essere quella di tutte le zie (o quasi), vengono fuori dubbi e stranezze varie fra cui una certa quantità di denaro che non ti aspetti. Si termina con la rivelazione finale.

E’ una storia ben costruita che ripete inevitabilmente tutti i cliché che si sono accumulati in millanta anni di produzione, portata avanti con una scrittura semplice e lineare senza sobbalzi di sorta (l’autore è un amante di Simenon) a mantenere un livello di pacata malinconia in un mondo dove certe scelte sembrano avvenire così, per caso, quasi senza rendercene conto.

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