Romania. Paglia, Svelto, Topo, Schizzo, Sveglio. Ecco la storia di Sveglio (poi Gigi quando viene portato in Italia), 13 anni, costretto come gli altri a “rubare, frugare nei bidoni, rapinare i ragazzi più deboli o spezzarsi la schiena scaricando cassette di frutta nel gelo dell’alba”. Madre con tre fratelli, il nuovo uomo “sempre sbronzo marcio”, insulti continui e “troia” se va bene. Altri randagi di strada con i soprannomi ad indicarci le loro caratteristiche: Bastone, Torsolo, Tronco, Felicia, Petalo, Macarena e la sua terribile banda di Farfalle. Venduto dalla famiglia a bande criminali, vita d’inferno, stupri, botte, tentativo di fuga fallito. Poi in Italia, dicevo, con il nome di Gigi.
Dunque da una parte Sveglio-Gigi, dall’altra Marco Corvino, cronista-investigatore, divorziato con France, figlio Paolo cintura verde di karate e lui stesso appassionato di arti marziali. Trentotto anni di nera, vicino alla pensione ma non demorde, “scettico su tutto, cinico per mestiere e disilluso per vocazione”. Fissato con i “folletti” che lo ostacolano. Relazione con Sara costellata di alti e bassi e notevoli salti sul letto.
Da seguire per il suo giornale la vicenda di un ragazzino morto (faccia devastata da una bruciatura), visto al campo dei nomadi e non richiesto da nessuno. Uno dei tanti bambini “invisibili” nel giro della criminalità organizzata che diventano sesso per pedofili, braccia per il lavoro nero, oggetto di traffico di organi. Nel frattempo altro morto ammazzato, Bedriscu Joi, detto “Forchettone” collegato ad un precedente delitto a sua volta collegato al clan Villaprete. La faccenda si complica e si fa pericolosa.
Con l’arrivo del capitano dei carabinieri Manuela della Rocca, “viso duro ma splendido”, arriva pure il sentimento d’amore, quello vero per il nostro cronista (capelli fiammeggianti della suddetta sempre nei suoi pensieri). Le due linee di sviluppo lungo le quali Gigi e Marco camminano ad un certo punto si incontrano con qualche punta di sentimentalismo trattenuto a fatica.
Storia di Svelto-Gigi, storia di Marco e vari spunti sulla società: scontri al cantiere dell’alta velocità, critica ai talk show e ai reality che abbioccano, tramontati i tempi della denuncia sociale. E poi vita di redazione con il capo Aldo su cui si sbizzarrisce la vena ironica dell’autore ( quando è buono lo fa grugnire come un facocero), vari colleghi particolari come la battagliera Alba Afragola ecologista di sinistra contro ogni discriminazione, Paolo Bianchi che del suo lavoro fa una ragione di vita, cori ossequiosi a chi siede sullo scranno più alto.
Scrittura energica di forte impatto emotivo con momenti di vera commozione, qualche luccichio di umanità in un mondo di bestiale violenza e sozzeria. Vince la parte di Sveglio (che fine avrà fatto?) su quella canonica e più prevedibile di Marco.
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