Era il 1957 quando la storica collana milanese “I Romanzi del Corriere della Sera” (n. 34) portava in edicola il recente esordio letterario di un autore in seguito mai divenuto celebre.
I Classici del Giallo Mondadori n. 1357 riscoprono questa primizia e la portano in edicola questo mese: Veleno al castello (The Girl Who Died, 1955) di Kenneth Hopkins
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Dalla quarta di copertina:
Quadri e marmi pregiati, tappeti e mobili d’epoca, adesso anche una ragazza morta: senza dubbio il castello di Ringwood è ricco di attrazioni. C’è un periodo dell’anno in cui viene aperto al pubblico, e se un cronista come Gerry Lee viene inviato a scrivere mezza colonna in ossequio all’aristocratico proprietario, di sicuro non si aspetta di trovare sul pavimento della biblioteca un cadavere senza vestiti che lo fissa con occhi vitrei. Nessun segno di violenza sul corpo, forse la vittima è stata uccisa con un veleno. Ma com’è entrata, dato che il castello era ancora chiuso, con tutti gli accessi sbarrati? E soprattutto chi è e perché è stata assassinata? Domande in sospeso, a cui se ne aggiungono altre poco piacevoli per Gerry. Come mai stringeva tra le dita un anello acquistato proprio da lui? E chi ha tracciato il nome “Gerald Lee” sui vetri sporchi di una finestra? Sarà il caso di svolgere qualche indagine. Non prima di aver cancellato quella scritta...
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Ecco l’incipit:
La ragazza era bella ed era morta. Non avevo mai visto nulla di più fragile e pietoso di quel corpo raggrinzito e intatto. Giaceva al centro del grande tappeto azzurro, come un’isola nell’oceano. Non c’è cosa più inerme di un cadavere, o più invulnerabile. La ragazza non sapeva più nulla, ormai, e sapeva tutto. Qualcuno le aveva fatto del male. Nessuno poteva più fargliene.
Ma noi dovevamo dipanare la matassa.
Per un attimo restammo immobili, fissando in silenzio il punto in cui lei si trovava: l’ispettore Pye, il dottor Barrie e io. Per l’ispettore si trattava di un problema in più, una nuova serie di fatti da raccogliere e da ordinare, una paziente investigazione da portare a termine. Per il dottore, tutto si riduceva a fare l’autopsia a un’altra salma. Quanto a me... al diavolo, non m’era capitato almeno venti volte di vedere giovani e vecchi rimasti vittime della violenza? Che me ne importava? Quando Pye si decise a dire: — Vedete di cosa è morta, dottore — rimasi a osservare, apparentemente impassibile, mentre Barrie rivoltava il corpo. Quale fu la prima cosa che notai, mentre ci chinavamo sulla ragazza: gli occhi che fissavano vitrei e indifferenti i miei, o il neo sotto il seno?
— C’è qualcuno di noi che la conosce? — chiese l’ispettore.
— Non l’ho mai vista prima d’ora — risposi.
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Kenneth Hopkins (1914-1988), britannico, è stato autore di gialli e spy story, oltre che poeta e critico. Ha tenuto corsi di scrittura creativa presso diverse università americane. Si è firmato anche con vari pseudonimi, tra cui Christopher Adams. Protagonisti dei suoi romanzi sono il giornalista Gerry Lee e la coppia di anziani detective dilettanti formata dal dottor William Blow e dal professor Gideon Manciple.
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Veleno al castello di Kenneth Hopkins (I Classici del Giallo Mondadori n. 1357), 182 pagine, euro 4,90 - Traduzione di Hilia Brinis
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