Perché non l’hanno chiesto a Evans? di Agatha Christie, Mondadori 2014.
Partita di golf. Un tiro di Bobby Jones, quarto figlio del vicario di Marchbolt (siamo nel Galles), e la pallina finisce sotto la scogliera. Qui un moribondo con le sue ultime parole Perché non l’hanno chiesto a Evans?. Il compagno di gioco dottor Thomas si allontana per cercare aiuto. Bobby è solo e, sfilando dalla tasca del morto un fazzoletto, esce anche una foto con il volto di una donna, “uno di quei visi che non si dimenticano facilmente”. Intanto il tempo passa e il nostro giovane si sente assillato dal padre (duetto irresistibile fra i due) con il quale ha un appuntamento. Per fortuna arriva un uomo che, dopo essersi presentato come Bassington-ffrench, gentilmente gli dà il cambio.
Amica di Bobby è Lady Francis Derwent, ovvero Frankie, ricca di iniziativa e di straripante energia. I due diventeranno i detective della storia. Il morto viene riconosciuto da Amelia Cayman come suo fratello. Ma c’è qualcosa che non quadra e Bob rischia addirittura di tirare il calzino avvelenato con grani di morfina nella sua birra. Bisogna agire ed entrare in qualche modo in casa di colui che ha dato il cambio a Bob, anche perché la foto sui giornali non è la stessa vista da lui. E chi può averla cambiata se non proprio Bassington-ffrench?. E per quale motivo? Allora si finge un incidente vicino alla casa del suddetto e si dà il via ad una indagine spericolata nella quale i nostri due scatenati investigatori rischiano pure la vita.
Non scopriamo troppo le carte. La Christie riesce a dare anche alla trama più complessa e articolata quella leggerezza e quel brio, quel tono scanzonato (come si diverte!) che mi pare di avere colto nella lettura gradevolissima. Cellule grigie e azione a braccetto come due allegri compagni di viaggio. Un inno alla gioia del creare e dello scrivere.
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