Casi da manuale di Margery Allingham, Mondadori 2014.
Diciotto racconti, diciotto enigmi di una regina del mystery tradotti dal grande Igor Longo. Qui abbiamo Albert Campion, il detective gentiluomo, che ascolta le storie dell’ispettore capo del distretto Charles Luke, bello massiccio, zigomi prominenti, occhi a forma di diamante, lunghe mani ossute e quella (una) del sovrintendente Stanislaus Oates con il “volto smunto e perennemente malinconico”. Campion, dicevo, “magro, pallido, apparentemente innocuo”, capelli imbiancati, spesse lenti di tartaruga e “un gentile e ingenuo serpente velenoso” secondo uno dei personaggi. Spesso paragonato ad un gufo ascolta, osserva, deduce, qualche volta se le becca pure in un racconto piuttosto movimentato (Il professionista e i truffatori). Se non c’è lui ci sono altri che narrano le loro mirabolanti vicende in prima persona.
Di ogni genere: pistole, collane e pellicce che spariscono, addirittura persone che si volatizzano, un delitto premeditato (far fuori la terza moglie), tutto sembra andare per il meglio ma…, uno strano tipo che brucia il denaro, un pazzo che va in giro a strangolare donne di mezza età con i capelli rossi, truffatori alla ribalta, l’agente McFall che si crede furbo una cifra e fa tutto di testa sua, l’ostinazione di una ragazza che vuole sposare il fidanzato probabile assassino con dubbio fino all’ultimo, addirittura la madre di Luke a risolvere il problema della sparizione di una collana e tanto ma tanto altro ancora.
E insomma grande bagaglio tecnico e una scrittura leggera che scivola via da sé con brevi tocchi di umorismo. Una Margery di classe.
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