Il nome di Julian Symons è strettamente legato al mondo televisivo, avendo egli firmato sceneggiature per serie ad episodi come “Il brivido dell’imprevisto”, “L’ora di Alfred Hitchcok” e “Suspense”. Nel 1953 la Longanesi ha portato nelle edicole, con il numero 4 della sua celebre collana “I Gialli Proibiti”, questo romanzo da cui in seguito è stato tratto proprio l’episodio omonimo de “L’ora di Alfred Hitchcock” (1x15, 4 gennaio 1963).
Dalla prossima settimana arriva infatti in edicola il numero 1340 della collana I Classici del Giallo Mondadori con Il 31 febbraio (The 31st February, 1950).
Dalla quarta di copertina:
Cranio fratturato e collo spezzato. Il 4 febbraio è morta così la moglie del signor Anderson, cadendo dalle scale della cantina. Era andata a prendere una bottiglia di vino per la cena, e l’interruttore della luce guasto l’ha tradita. Ma c’è una scatola di fiammiferi, accanto al cadavere. Forse mentre scendeva si è spento il fiammifero ed è scivolata. Oppure qualcosa l’ha distratta, facendole perdere l’equilibrio. Tutte le ipotesi sono possibili, ma anche inutili se il verdetto è di morte accidentale. Sempre che sia stato davvero un incidente. C’è chi giudica sospetto il comportamento del marito: perché in cantina non è andato lui? Perché da un po’ di tempo sembra assente e preoccupato? E poi c’è qualcuno che lo perseguita manipolando il calendario sulla sua scrivania, in ufficio, per impostarlo su quel tragico 4 febbraio. Come un macabro avvertimento. Per Anderson è solo l’inizio, e prima che gli sia concesso di trovare la pace dovrà combattere una lunga battaglia. Fino al giorno 31...
Ecco il primo capitolo in anteprima:
Lunedì 4 febbraio, in uno degli anni che seguirono la Seconda guerra mondiale, morì la moglie di un certo Anderson. La sua vita si concludeva alla ancor giovane età di ventotto anni e le circostanze della morte, rievocate più tardi all’inchiesta, sebbene non fossero tali da compromettere il marito, rimanevano tuttavia curiose.
Così Anderson descrisse al giudice quanto era avvenuto. Sua moglie preparava la cena, composta tra l’altro di filetti di sogliola, e aveva espresso il desiderio di completarla con una bottiglia di vino. Avevano discusso quale tipo di vino sarebbe stato da preferirsi con il pesce e alla fine avevano scelto insieme una bottiglia di Chablis. Gli Anderson tenevano la loro modesta provvista di vino in una cantina situata proprio sotto il loro appartamento; la signora era uscita dal salotto, mentre il marito riprendeva a leggere il giornale, ed era scesa in cantina. Anderson aveva continuato la lettura sinché non si era accorto che la moglie tardava a tornare. Allora si era alzato per chiamarla, ma, giunto ai primi gradini della scala a chiocciola che portava al sottosuolo, si era fermato. Con sua grande sorpresa, anche se la luce era accesa, la cantina rimaneva al buio. Aveva provato ad accendere l’interruttore, come avrebbe fatto chiunque altro in un caso simile, ma inutilmente. Preoccupato, era tornato in salotto a prendere una scatola di fiammiferi e, facendosi luce con quelli, aveva disceso i ripidi gradini. In fondo alla scala aveva trovato sua moglie, e aveva pensato subito che fosse morta. Morta lo era davvero: aveva il cranio fratturato e il collo spezzato. Anderson, convinto che ormai non poteva più soccorrerla, era risalito in casa e aveva telefonato al medico e alla polizia.
Questa deposizione di Anderson, pronunciata con voce calma in cui affiorava di tanto in tanto lo sforzo di dominarsi, produsse un’impressione favorevole nei suoi riguardi. Ma perché era caduta la signora?
Una scatola di fiammiferi giaceva accanto al suo corpo; dunque la donna aveva potuto vedere i gradini mentre scendeva da quella scala pericolosa. Forse il fiammifero si era spento, e lei non ne aveva acceso un altro pensando di essere già giunta in fondo alla scala, e poi era scivolata. Dal momento che la signora Anderson non poteva più raccontare com’era andata, tutte le ipotesi sembravano possibili, ma anche inutili. La sola domanda spiacevole, tra le tante rivolte ad Anderson, venne da un membro della giuria d’inchiesta, un ometto dal colletto rigido e dalla cravatta vistosa.
— Chi ha avuto l’idea di bere il vino, questo Chaplì?
— Mia moglie — rispose Anderson con lo stesso tono di voce con cui aveva fatto la deposizione.
— Mentre stava preparando la cena?
— Sì.
— Allora lei, che era già occupata, è andata in cantina?
— Sì.
Gli occhi dell’ometto si rivolsero al soffitto. — Non le ha domandato, per caso, di stare attento alle pentole?
— No.
Lottando contro il suo rigido colletto, il giurato scoccò l’ultima freccia. — Come mai non c’è andato lei, in cantina, visto che sua moglie aveva altro da fare?
Lo sguardo di distratta rassegnazione di Anderson non cambiò mentre rispondeva: — Voleva scegliere sempre lei le bottiglie di vino. Questa era una delle sue man… le piaceva fare così.
L’ometto della giuria lanciò in giro uno sguardo di trionfo e si sedette soddisfatto. Il giudice tuttavia espresse ad Anderson le sue condoglianze e il verdetto della giuria fu di “morte accidentale”.
Dopo i funerali, Anderson tornò al suo ufficio di agente pubblicitario. Durante le settimane che seguirono, il suo lavoro e la sua capacità di concentrazione lasciarono molto a desiderare; però non c’era da meravigliarsene, poiché lasciavano a desiderare già da qualche tempo, prima ancora della morte della moglie.
Julian Symons (1912-1994), britannico, è stato un importante poeta, critico e saggista, con un interesse collaterale per la narrativa giallistica. Nella sua produzione di romanzi e racconti si distacca da un modello di indagine rigorosamente razionale per introdurre elementi di ambiguità e di analisi psicologica. Ha dedicato alcuni omaggi letterari, anche di ambientazione moderna, alla figura di Sherlock Holmes. È stato presidente del Detection Club e ha vinto numerosi premi, tra cui l’Edgar e il Grand Master. L’ispettore Bland e l’investigatore privato Francis Quarles sono tra i protagonisti ricorrenti delle sue storie.
Il 31 febbraio di Julian Symons (I Classici del Giallo Mondadori n. 1340), 210 pagine, euro 4,90 - Traduzione di Antonietta Drago
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