Come ben si vede gli elementi ci sono tutti. Il feuilleton si arricchisce a ogni minuto di suggestioni diverse. La vicenda personale dell’amore tra Colette, André e Luciana (della quale poi scopriamo anche la gemella Stefania) s’infittisce con delitti, azione, sequenze di puro suspense.Ci sono alcune grandissime intuizioni narrative. Lo spettrale contorno della villa di lady Hodwin, “lady Grammofono”, il rapimento di Colette e la sequenza della Torre Eiffel che s’intrecciano poi con la furibonda rissa tra André e i tre malavitosi al soldo di Williams nello sfasciacarrozze, la scena del treno. Alla fine il segreto dei Rosa Croce, casualmente scoperto dal padre di Luciana e finito in cattive mani, ha poca importanza. Così come, alla fine, lo spettatore intuisce ben prima del finale l’identità di Belfagor.Il vero motore è la Parigi notturna, con i suoi spazi vuoti, gli interni del Louvre, le gallerie sotterranee che si aprono con marchingegni impossibili, i giardini e le ville. Parigi gioca con il proprio fascino rivelando dieci, cento facce proprio come Luciana che cattura André con un sortilegio che finisce per nuocere prima a lei che agli altri. Coincidenze? Lieto fine dopo la tragedia? Sta un po’ alla fantasia dello spettatore stabilirlo, ma al termine delle quattro puntate se anche la storia a tratti scricchiola un po’ si finisce per restarne incantati ad attendere il finale. Che poi è il segreto della grande narrativa popolare.
A caccia di Belfagor
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Rubrica Giallo & Mistero
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