Giallisti siamo tutti, anche se oggi magari non è più di moda dirlo.

Prima che, ventiquattro anni fa, partecipassi a Nero Italiano, l’idea di essere un autore noir (con quella sfumatura francese che ingenuamente vorrebbe richiamare una narrativa più alta e magari socialmente più consapevole) non mi passava neanche per la testa. Da ragazzino leggevo un po’ di tutto: dal western, all’avventura, alla spy story, ma certamente vedevo e leggevo moltissimi gialli. Italiani e non. Perché se è pur vero che negli anni d’oro i vari editor delle collane specializzate escludevano la possibilità che il nostro paese fosse un set ideale per una vicenda mystery (salvo magari poi scriverle loro passando però per la porta della Letteratura) la produzione italiana è sempre stata copiosa e di qualità.

Con il trascorrere degli anni i miei interessi e la mia strada professionale si sono indirizzate in maniera sempre più netta verso la narrativa popolare in tutte le sue espressioni. Una produzione senza esclusione di colpi con incursioni persino nella fantascienza, genere da me forse non molto conosciuto ma all’occasione sposato con entusiasmo. E poi horror, romance, western, prediligendo, è vero, Avventura, Spy-story e Hard Boiled che poi è una versione dinamica del Noir più classico.

Ovviamente anche Giallo, come lo intendevo io, logicamente.

          

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