I punti in comune fra il ladro gentiluomo e Sherlock Holmes sono fin troppi: Lupin è un maestro del travestimento («Io stesso non so più bene chi io sia. In uno specchio non mi riconosco più» confessa ne L’arresto di Arsenio Lupin), intelligente e deduttivo ma la cosa più importante è che le sue imprese sono narrate dall’amico, “io narrante” delle storie che si cala perfettamente nel ruolo di novello Watson. (Proprio come le vicende del ladro gentiluomo Raffles sono narrate dall’amico complice Bunny.) Lupin e Holmes tornano a scontrarsi ne Il diamante azzurro, ma parliamo del periodo dopo-veto e Leblanc non può più usare il nome del personaggio di Conan Doyle, quindi lo scontro è con Herlock Sholmès.
«C’è un uomo capace di combattere Lupin e di vincerlo. Signor Ganimard, le dispiacerebbe se noi chiedessimo l’aiuto di Herlock Sholmès?» La proposta è davvero indecente: chiedere alla parodia se si può scansare per lasciar spazio al titolare! «Il vecchio Ganimard non ha abbastanza forza per lottare con Arsène Lupin» è lo sconsolato commento dell’ispettore. «Herlock Sholmès ci riuscirà? Lo auguro, perché ho per lui la più grande ammirazione. Però è poco probabile... Secondo me un duello tra Sherlock Holmes e Arsène Lupin è una cosa già anticipatamente decisa. L’inglese sarà battuto.» Non è difficile sentire un po’ di veleno dietro queste parole.
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