- Quello che ti occorre - fece l’impresario agitatissimo - è qualcosa di fresco. Aspettami qui, per favore.Corse fuori, e dopo aver conferito col capo cameriere, tornò con una bottiglietta azzurra. Versato un cucchiaino di granuli in un bicchiere, lo riempì d’acqua; poi offrì la pozione effervescente all’anfitrione.- Bevi - esclamò.Wirth ubbidì, fermandosi a riprender fiato fra un sorso e l’altro. Ormai le ultime invitate avevano preso congedo.- Ti senti meglio? - domandò ansiosamente Mike.- Benissimo - replicò l’altro seccamente.Si era liberato a un tratto dai fumi del vino... O almeno così parve a Hennessey, il quale, secondo il patto stabilito, non accompagnò l’amico fino all’automobile. Wirth, avvolto in un pesante pastrano, col bavero tirato su e la tuba sulle ventitre, si avviò verso la rimessa più vicina all’albergo, e fattosi portar fuori la propria macchina si accingeva a salirvi, quando un individuo gli si avvicinò.- Posso dirle una parola, signore?Wirth, fissandolo con occhi vitrei, sedette al volante e accese il motore.

- Posso dirle una parola?...

Con uno scatto la macchina partì, scaraventando a terra l’ometto che stava con un piede sul predellino. Rialzatosi, costui si mise a correre dietro all’automobile, destando grande ilarità fra i meccanici della rimessa: poi inseguito e inseguitore si dileguarono nella notte.

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