- Fanno finta di divertirsi - fece. - Riceveranno tutte in dono una borsetta montata in oro... La riceverai anche tu.- Ma perché mi hai chiesto del signor Lyne? - insisté la ragazza.- Mi domandavo quale rapporto potessi avere tu col vecchio... No, non mi ha mai prestato del denaro. Vuole delle garanzie a tutta prova, e io non ne ho mai possedute. Moran è il suo banchiere.L’impresario era uno di quegli esseri sconcertanti, la cui conversazione segue il corso eccentrico dei pensieri. Rise fra sé e sé.- Questa è buffa, Mary. Moran è il suo banchiere. Tu non vedi la comicità della cosa, ma io sì.La Lane conosceva appena Leo Moran. Era un amico abbastanza intimo di Dick Allenby, e la ragazza lo sapeva frequentatore assiduo del teatro, pur non avendolo mai dietro le quinte.Quando Mike faceva il misterioso era tempo perso cercare di farlo parlare. L’attrice guardò l’orologio.- Si offenderà se me ne vado così presto? Ho un appuntamento alla “Bomboniera”.L’altro scosse il capo, e prendendola dolcemente per un braccio la condusse là dove il signor Wirth veniva assai piacevolmente intrattenuto da tre belle ragazze che cercavano di indovinare la sua età.
- La mia amichetta se ne deve andare, Wirth - fece l’impresario. - Ha una prova domattina.
- Comprendo benissimo - rispose l’anfitrione.
Sorridendo, mostrava una dentatura bianca e regolare, ma nella cui creazione la natura non aveva nulla a che vedere.
- Comprendo perfettamente. Mi venga a trovare ancora, signorina Mary Lane. Io tornerò dall’estero fra tre settimane.
La ragazza strinse quella mano grassa e floscia; poi Mike, accompagnata l’attrice alla porta, l’aiutò a infilarsi il mantello.
- Io rimango ancora un’oretta e poi me ne vado - osservò il giovanottone. - Lui non rimane mai più tardi del tocco. A proposito, ti porterò il regalo in teatro.
Mike era simpatico alla Lane... come riusciva simpatico a tutti. Si può dire che non ci fosse attore o attrice che con lui non si sarebbero contentati di mezza paga. Sapeva piangere in modo molto convincente quando era sull’orlo della rovina; e per l’appunto si trovava sempre in tali tristi condizioni quando dei creditori senza cuore gli chiedevano del danaro.
Un tipo adorabile, e completamente disonesto. Nessuno sapeva cosa avesse fatto dei quattrini di tanta gente, ma era probabile che li avesse impiegati in investimenti molto redditizi.
- Non so che cosa ci sia in quella nostra commedia - osservò Hennessey, accompagnando l’attrice lungo il corridoio fino all’ascensore. - Forse è il titolo... I Gorghi del Destino... che cosa vuol dire? Ho veduto quel maledetto lavoro quaranta volte, e ancora non ho capito che senso abbia.
La sua compagna lo fissò stupefatta.
- Ma se l’hai scelto tu! - esclamò.
L’altro scosse il capo.
- È stato lui. - E accennò col pollice verso l’appartamento di Wirth. - Diceva che, leggendo quella commedia, si era sentito migliore. Quanto a me, non mi sono sentito affatto spinto a frequentare più regolarmente la sinagoga.
Mike accompagnò Mary Lane fino all’uscio, usandole ogni sorta di cortesie. La ragazza gli riusciva simpatica perché era un essere schietto in quel mondo di finzioni. La prima volta che l’aveva invitata a cena le aveva dato alcuni suggerimenti sul metodo più rapido perché una giovane attrice possa far carriera e vedere il proprio nome nelle insegne luminose... La giovane gli aveva risposto con molta saggezza e nello stesso tempo senza offendere la sua vanità. E tutti sanno che la vanità della gente grassa è prodigiosa.
Da allora in poi la Lane aveva preso un posto a sé nella stima dell’impresario: essa era l’unica donna al mondo che gli fosse veramente simpatica, benché, secondo la voce pubblica, egli ne amasse molte. Tornato lentamente nell’atmosfera surriscaldata della sala dove si era svolta la cena, Mike trovò che Wirth stava distribuendo le borsette.
L’anfitrione era in preda a un’allegria insolita: beveva sempre pochissimo, ma quella sera... Ebbene, aveva promesso di bere una bottiglia di champagne se qualcuno avesse indovinato la sua età, e una delle tre belle ragazze gli aveva attribuito trentadue anni...
- Santo Dio! - esclamò Hennessey, quando gli riferirono l’accaduto.
Appena poté, chiamò a parte il suo mecenate.
- È ora che questa gente se ne vada, Wirth - fece.
L’interpellato, con un sorriso idiota, rispose con quell’accento ricercato che il vino conferisce ad alcuni:
- Mio cao, cao amico! Sapvò benissimo guidave fino a Coventy, sta tvanquillo!
Questo era davvero un Wirth inaspettato. Hennessey provò un certo turbamento. Sentiva che rischiava di perdere un vero tesoro. Era come se il proprietario di un’ignota miniera d’oro, dalla quale egli ricavasse un buon dividendo, si fosse accinto a issare una grande bandiera svolazzante per proclamarne l’ubicazione.
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