Ognuno doveva portare indosso in modo visibile questo distintivo, col vantaggio che l’anfitrione poteva conoscere il nome della signora alla quale rivolgeva la parola.
Mary Lane si rendeva ben conto che quell’invito non costituiva affatto un complimento per lei.
- Ho idea che se fossi stava veramente importante non mi avrebbe invitata - disse.
Mike sorrise bonariamente.
- Sei importantissima, Mary... la più importante fra le presenti, mia cara. Il vecchio ci teneva moltissimo a conoscerti.
- Chi è?
- Possiede tutto il denaro di questo mondo.
L’attrice rise. Era bellissima quando rideva, e si era accorta che Washington Wirth, pur essendo occupato in una conversazione molto tenera con due bionde bellezze, la stava osservando con la coda dell’occhio.
- Riceve molto, vero? - domandò la Lane. - Allenby mi ha detto oggi che queste riunioni hanno luogo una volta al mese. Bisogna che sia ricco davvero per tenere ancora la nostra commedia in cartellone! Parola d’onore, Mike, stiamo rimettendoci un patrimonio, all’Odeon.
Mike Hennessey, togliendosi il sigaro di bocca, ne osservò la cenere.
- Io non ci rimetto nulla - fece. Poi, di punto in bianco:
- Il vecchio Hervey Lyne è tuo amico, Mary?
L’attrice rispose negativamente e non senza una certa enfasi.
- No è soltanto mio tutore. Perché?
Mike tornò a ficcarsi deliberatamente il sigaro in bocca.
L’orchestra aveva attaccato un valzer. Il signor Wirth stava volteggiando goffamente, tenendo a braccio teso una signorina dell’Apollo, abituata ad abbracci assai meno riguardosi.
- Credevo che foste in relazione - fece il grasso impresario. - Presta quattrini, non è vero? È così che ha fatto i soldi. Allenby è suo parente?
Vi era un sottinteso nella domanda, e la ragazza arrossì.
- Sì... è suo nipote. - E Mary Lane apparve un po’ confusa. - Perché?
Mike volgeva gli occhi verso la sala senza guardare la sua compagna.
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