Uomini e cani di Omar Di Monopoli, ISBN edizioni 2013.
Quando trovo un libro che mi prende non ho troppa voglia di farne il riassunto per i lettori. Insomma una recensione vera e propria con tutti i crismi. Mi viene, invece, l’istinto di buttare giù quello che sento senza pormi troppi problemi. Sbagliato, forse, ma è così.
Dunque siamo nel Salento, più precisamente nel comune di Languore dove si cerca di trasformare una salina in un parco naturale. Arrivano i divieti, le espropriazioni, la legge, insomma, a mettere a nudo una società fatta di violenza, abusivismi e situazioni ataviche incrostate nel tempo. Ognuno cerca di difendere quello che ha, magari sparando a chi cerca di cambiare le cose e imprigionando chi rimane vivo.
I personaggi sono colti nella loro concreta brutalità, nelle loro pose disgustose, negli istinti viscidi: il guardone di froci e coppiette che si tira una sega, l’omaccione che costringe il giovane ad esaudire le sue voglie malate, il maschilista violento, l’aizzatore di cani feroci e così via. Uomini e cani e non si sa chi sia l’animale.
Pure il paesaggio contribuisce a creare un’atmosfera dura e schifosa con la spazzatura, le erbacce, il letame, le zanzare, i moscerini, lo scirocco che mulina, gli scarichi che puzzano, l’arrivo della tempesta. Pochi momenti di stasi, di riposo, di calore umano con qualche lacrima che scorre per un abbraccio, per un ricordo, per un affetto che se ne va. La prosa ricca, quasi lenta, sorniona e avvolgente ma nello stesso tempo secca e precisa al bisogno, che lascia il segno sugli uomini e le cose. Con la nemesi pronta a prendersi, bastarda pure lei, la sua sanguinosa rivincita.
Qui è terra maledetta impermeabile al progresso dove i poveri sono veramente poveri, dove la politica famelica ha spolpato tutto, ha arraffato quello che poteva e ora non ci si può preoccupare per un paio di uccelli e per qualche papera spennacchiata a danno degli esseri umani. E Sputazza, unico che mi viene di citare, non si muove dalla sua casa “il fucile levato, lucente, pronto a far fuoco”. Che vengano a prenderlo.
Ma non siamo nel West. Siamo nel Salento. La nostra terra. La nostra magnifica terra.
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