Nella collana I bassotti torna un nome famoso i cui romanzi, circa sessanta, furono scritti in un lungo periodo che parte dal 1929 per arrivare addirittura al 1988.
Si tratta della scrittrice Mignon Good Eberhart e il romanzo ora in libreria ha il titolo de La stanza n. 18 (The Patient in Room 18, 1929).
La stanza n. 18 è stato il suo romanzo d’esordio. In questo giallo i protagonisti sono due: l’infermiera Sarah Keate, una donna dai capelli rossi e dal carattere deciso e a condurre l’indagine è il giovane detective della polizia Lance O’Leary.
Questa coppia apparve in altri quattro romanzi e nonostante il successo ottenuto dai romanzi dove apparivano, la scrittrice in seguito cambiò sempre protagonisti.
In questo primo caso la coppia di protagonisti si trova a investigare sulla morte di un paziente ucciso con una iniezione di morfina. Iniezione mortale che non era stata prescritta da nessun medico.
Lo scopo dell’assassino era quello di appropriarsi di un grammo di radio del valore di oltre settantamila dollari.
L’autrice:
Mignon Good Eberhart (1899-1996), nata a Lincoln, Nebraska, soprannominata la Agatha Christie americana per la vastità e la qualità della sua produzione, iniziò a scrivere per occupare il tempo libero durante le lunghe trasferte al seguito del marito, un ingegnere civile. Accomunata spesso a Mary Roberts Rinehart per il taglio dei suoi primi romanzi e considerata una vera e propria antesignana di quello che oggi viene chiamato “medical thriller”, la Eberhart ebbe un immediato successo di pubblico e di critica. Il primo romanzo, The Patient in Room 18 (La stanza n. 18) è del 1929 e fu seguito, l’anno dopo, da While the Patient Slept (L’elefante di giada) che si aggiudicò i 5000 dollari dello Scotland Yard Prize per il miglior poliziesco dell’anno. Anche se le prime opere avevano due protagonisti fissi, l’infermiera di mezza età Sarah Keate e il giovane poliziotto Lance O’Leary, la produzione dell’autrice (una sessantina di romanzi, l’ultimo dei quali pubblicato quando stava per compiere 89 anni) è sempre stata caratterizzata da una grande varietà di personaggi, mai riproposti in storie successive, e da uno stile che mutava col passar degli anni adeguandosi all’evoluzione del genere. Nel 1977 fu eletta presidente dell’associazione dei Mystery Writers of America dalla quale, nel 1971, era stata nominata Grand Master.
La “quarta”:
Osannato dalla critica e inserito nell’elenco delle pietre miliari del giallo compilato da Howard Haycraft ed Ellery Queen, il romanzo d’esordio (1929) di Mignon Good Eberhart introdusse due tra i personaggi più riusciti dell’autrice: l’infermiera Sarah Keate, una donna di mezza età dai capelli rossi e dal carattere deciso, e il promettente giovane detective Lance O’ Leary. Saranno loro a risolvere il terribile mistero del St. Ann’s Hospital, una stimata clinica del Midwest americano nella cui stanza numero 18 si succedono alcuni misteriosi decessi. Tutto ha inizio in una notte di giugno, quando un anziano paziente muore in seguito a un’iniezione di morfina che nessuno gli aveva prescritto, ma che gli è stata praticata con un fine ben preciso. L’uomo era infatti l’incolpevole custode di un vero e proprio tesoro: un grammo di radio, indispensabile per la sua cura, che il St. Ann aveva acquistato per settantacinquemila dollari e che, inutile a dirsi, è sparito. Chi voleva mettere le mani su quella fortuna? Solo poche ore prima, durante una cena tra i medici e il personale della clinica, non pochi tra i presenti avevano manifestato il desiderio di arricchirsi in fretta, senza tanti scrupoli. Qualcuno aveva parlato con leggerezza, ma qualcun altro, come il lettore scoprirà, faceva terribilmente sul serio.
Mignon Good Eberhart, La stanza n. 18 (The Patient in Room 18, 1929)
Traduzione Giovanni Viganò
Polillo Editore, collana I bassotti 126, pagg. 274, euro 15,40
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