Paul Doherty è uno degli autori inglesi più noti nel panorama del giallo storico. Nato a Middlesbrough, nel Nord-East dell’Inghilterra, classe 1946, Doherty ha frequentato per tre anni l’Ushaw College a Durham per diventare sacerdote, ma poi si è laureato in storia alla Liverpool University e ha insegnato all’Exeter College di Oxford, dove ha conosciuto sua moglie Carla Lynn Corbitt. Ha poi deciso di lasciare il mondo accademico per dedicarsi all’insegnamento nelle scuole superiori, diventando nel settembre del 1981, preside della Trinity Catholic School, di Woodford Green, nell’Essex, dove hanno studiato anche i suoi sette figli!
La sua tesi di dottorato, che riguardava il regno di Edoardo II d’Inghilterra, gli ha fornito l’ispirazione necessaria per cominciare a scrivere il suo primo romanzo. L’idea di poter narrare, ciò che lui chiama: “undergrowth of history”, ovvero il sottobosco, ciò che non si racconta nei libri di storia, gli ha dato la spinta giusta per scrivere nel 1985 The Death of a King. Da allora, Paul Doherty ha scritto oltre 100 libri, tra cui notevoli gialli storici ambientati nel Medioevo inglese, nella Grecia di Pericle, nell’antico Egitto e nella Roma Imperiale di Costantino. I suoi romanzi sono stati tradotti in più di venti lingue e sono sempre ai vertici delle classifiche di vendita internazionali.
Doherty è spesso ricorso a pseudonimi per firmare i suoi gialli. Tra i vari ricordiamo: C. L. Grace, Paul Harding, Michael Clynes, Ann Dukthas e Anna Apostolou benché ora usi solo ed esclusivamente il suo nome. Il 31 dicembre 2011 ha ricevuto l’Order of the British Empire da Sua Maestà la regina Elisabetta II.
In Italia i romanzi di Paul Doherty sono stati in parte tradotti e pubblicati da Piemme e hanno ottenuto un ottimo successo di critica e pubblico. Gli abbiamo chiesto di parlarci del suo ultimo romanzo e di dare ai nostri lettori qualche consiglio per scrivere – e leggere – i gialli storici.
Professor Doherty, lei ha pubblicato diverse serie di gialli storici ambientati nel Medioevo, nella Grecia Classica, nell’Antico Egitto, nella Roma Imperiale e così via. Qual è il periodo storico che maggiormente ha stimolato la sua fantasia di autore di gialli?
Il mio periodo storico prediletto è sicuramente l’Inghilterra medievale, un’epoca davvero interessante. Ha tutto il colore e la giusta consistenza che serve agli autori di gialli storici. Prima di tutto, l’elemento gotico: tenebrosi castelli con i loro sotterranei, le grandiose cattedrali piene di luce; lusso e opulenza che stridevano con la più terribile povertà. Un periodo pieno di contrasti; un periodo in cui i cavalieri, nelle loro splendenti armature, si sfidavano nei tornei mente nasceva la Brotherhood of the knife (la confraternita dei coltelli), la garrotta e proliferavano i veleni. Un’era in cui ai più atroci delitti si contrapponevano momenti di gioia pura: si potevano visitare magnifiche cattedrali, come quella di Canterbury, per poi uscire da quei luoghi sacri ed essere derubati, se non uccisi, o incappare in qualche cadavere riverso per strada. Un periodo di grandissimo fermento culturale: dispute tra filosofi, che si confrontavano nelle Università di Oxford e Cambridge, mentre gli stregoni praticavano la magia nera. Per non parlare degli orrori della Great Plague, la Peste Nera. L’universo medievale fornisce un panorama favoloso e ricco di vita.
La sua ultima fatica "The Straw Man" sembra essere una interessante reinterpretazione delle Sacre Rappresentazioni medievali e ha un’eco Shakespeariana. Una grande comédie humaine. Può dirci com’è nata l’idea per il suo romanzo?
The Straw Men è il nome di una compagnia di attori girovaghi. Il tema prende spunto dai grandi testi teatrali del XIV secolo. I paradossi sono evidenti: alta politica e oscuri intrighi; il ruolo della legge e la più spietata vendetta. Non vorrei rivelare troppo, ma è pur vero che il romanzo riflette le fascinazioni che esercita su di me il Medioevo. E i miei protagonisti sentono lo stridere della contraddizione: se siamo tutti uguali davanti a Dio, perché c’è tanta ingiustizia? I ribelli del 1381 cantano: “When Adam delved (dug) and Eve span (spun) who was then the gentleman?” Sapevano bene che vi era qualcosa di profondamente ingiusto nella loro società. Tutti temi cari a Shakespeare.
Lei ha scritto: "La Storia è una oscura e talvolta sinistra foresta". È questo l’aspetto che più la intriga e la induce a scrivere gialli storici?
La Storia è una oscura e talvolta sinistra foresta. Cammini nelle sue tenebre antiche e incontri personaggi che non potevi nemmeno immaginare di creare. Donne come Olympia, madre di Alessandro Magno, una donna formidabile ossessionata dal figlio. Aveva passato gli 80 anni quando fu uccisa durante una rissa per strada! Alessandro una volta disse: “Mia madre mi ha fatto pagare un affitto carissimo per avermi ospitato nove mesi nel suo ventre!” O ancora si possono incontrare personaggi come Peter Gaveston, l’intelligente e bel favorito di re Edoardo II d’Inghilterra (1307 – 1327). Condannato a morte per aver attentato alla corona, ma coraggioso fino alla fine: disse al suo boia di essere troppo bello per essere decapitato. Gli diedero ragione e lo pugnalarono. O ancora uomini come Clarembald, Priore del St Augustine’s, a Canterbury quando Becket fu ucciso. Clarembald aveva un debole verso le donne, tant’è che fu soprannominato “il padre di tuti i suoi parrocchiani!”.
Lei è un autore molto amato in Italia. Soprattutto le serie medievali, sono molto apprezzate qui da noi. Per non parlare della serie di Claudia, l’investigatrice dell’antica Roma. Perché l’Italia?
Mi fa molto piacere avere dei lettori in Italia. Ho io stesso un po’ di sangue italiano nelle vene! Mi hanno sempre affascinato grandissimi italiani come San Francesco d’Assisi, e la splendida campagna umbra dove lui ha vissuto. Per quanto riguarda la storia italiana: l’antica Roma, i Borgia. È tutto così affascinante! Tuttavia, confesso di avere un debole per Roma. Semplicemente amo la vostra capitale. Potrei visitarla all’infinito! Talvolta penso che in una vita precedente devo aver vissuto lì. E ogni volta che ci penso, mi vien voglia di ritornare a Roma.
Quale consigli darebbe a chi vuol scrivere un giallo storico?
Gli raccomanderei di pianificare con cura ogni dettaglio, facendo attenzione alle fonti riguardanti il periodo storico in cui si decide di ambientare il giallo. Ma soprattutto gli direi di scrivere con passione. Gli direi di non scrivere seguendo i dettami del mercato, ma solo ciò che realmente lo interessa, perché non serve a nulla cercare di imitare il successo di altri autori. Le parole sono come musica e coloro che le sanno usare vanno dritti al cuore del lettore. Tutto il resto non conta. Non si deve aver paura di sbagliare: quando create, fatelo solo per passione. Si può sempre correggere un errore, e alla fine la passione copre molti peccati!
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