Alla base di tutto, tuttavia, c’era il personaggio di Charlie Chan. Perché esso ebbe tutto questo successo? Interroghiamoci innanzitutto su quale fosse l’identikit del “cinese” nel mystery prima dell’avvento di Biggers: era un personaggio scaltro, infido, magro, teso al complotto quando non al crimine. Vi aveva contribuito in tal senso il celeberrimo Fu Manchu di Sax Rohmer, ma anche in parecchi Wallace si trovano dei personaggi simili. E la fisionomia, di male incarnato, si perpetrerà nella dimensione fumettistica nella figura del Mandarino Cinese di Stan Lee e Jack Kirby. Invece il personaggio di Biggers è completamente diverso: è grasso, non magro; si muove non lentamente, come un felino che stesse per attaccare, ma velocemente, sinuoso, col passettino di una donna; è furbo, ma anche bonario; non è un personaggio votato al crimine, bensì un detective di origine cinese della polizia americana di Honolulu; non è un single, ma è sposato e ha una numerosa famiglia; quando non è impegnato in indagini, preferisce stare in casa. Insomma, Biggers da al suo personaggio una caratterizzazione simile a quella dell’americano medio, del cittadino della porta accanto, un personaggio in cui ognuno avrebbe voluto identificarsi. Tanto più che Chan sviluppa le doti più grandi della civiltà orientale, i suoi “sette fiori” (mitezza, pazienza, umorismo, cortesia, etc..), nell’ambito della società americana del suo tempo. Quasi un’evoluzione dell’americano medio, un eroe, e non un criminale da combattere. E crea un anti-Fu Manchu: la risposta di un’America aperta a razze diverse da quella americana, alla xenofobia di Rohmer, al Pericolo Giallo.
Charlie Chan non fu concepito subito, ma poco alla volta: nel 1919 mentre era alle Hawaii, Biggers cominciò a pensare alla realizzazione del suo primo romanzo, il cui detective non era ancora ben fisso in mente; ma quattro anni dopo il passo era compiuto, ispirandosi a veri poliziotti di origine cinese delle cui imprese aveva letto nelle pagine dei giornali.
Al successo non solo contribuì la caratterizzazione così mite ed accomodante eppure furba, piena della saggezza orientale, condita da numerosi godibili aforismi, ma anche la caratterizzazione stilistica del personaggio, così diverso dallo stereotipo del detective sherlockiano e freemaniano (che attribuisce grande importanza agli indizi materiali): Charlie Chan crede nel suo istinto e nella conoscenza dell’animo umano e in questo, è molto vicino al Padre Brown di Chesterton.
Biggers tuttavia appronta nei suoi sei romanzi anche un’inedita tecnica narrativa, abilmente diversa da quella più classica. Come rilevato da Maurice Horn, in un articolo di critica, pubblicato quarantacinque anni fa, ma estremamente importante ed acuto, Biggers invece di adottare una narrazione tesa a spiegare la concatenazione degli avvenimenti a partire dalla morte sino al suo concepimento, cioè una narrazione a ritroso, si serve di una narrazione obliqua, ambigua, che mette in discussione la realtà come è stata raccontata, creando un’atmosfera di dubbio, uno straniamento del lettore, in cui la suspence ha la sua importanza nell’avvincere e condurre sino alla rivelazione finale. Insomma, un altro dei grandi maestri degli anni ’20, maestri di atmosfere.. Per non legare eccessivamente il personaggio ad un luogo e creare una varietà di situazioni, prendendo le distanze dal Philo Vance di Van Dine che opera sempre nella stessa New York, il luogo delle indagini di Charlie Chan cambia a seconda delle sue avventure:
nel suo primo romanzo, The House Without a Key 1925, Chan è di stanza ad Honolulu, e si occupa dell’ omicidio di un cittadino americano di Boston. L’azione è ambientata nel 1920, e in questo primo romanzo c’è un’abile e sapiente descrizione della società americana e degli usi nelle isole Hawaii;
nel secondo, The Chinese Parrot, 1926, Charlie Chan viaggia da Honolulu verso la California, dove si trova a risolvere un caso connesso ad una partita di perle. Dovendo sorvegliare le perle, egli incontra i suoi vecchi datori di lavoro, i Phillimore, presso cui lavorava, prima che si arruolasse in polizia.
nel terzo, Behind That Curtain, 1928 l’azione si svolge in California, dove si trova ad investigare sulla morte di un poliziotto inglese, ucciso nel mentre di una riunione nella quale stava per svelare l’identità dell’assassino sulle cui tracce era da quindici anni prima;
nel quarto, The Black Camel, 1929, l’azione si risposta alle Hawaii e concerne le indagini per la morte di un’attrice;
nel quinto, Charlie Chan Carries On, 1930, è su una nave da crociera. Ritroviamo l’Ispettore Duff di Scotland Yard che Chan ha incontrato nel terzo romanzo: egli è sulle tracce di un assassino che ha ucciso in vari Paesi e deve evitare che uccida ancora. Quando lo stesso Duff è messo fuori combattimento, è Chan che assume le indagini;
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