L’aereo più veloce, quello più grande, il modello più tecnologico, il record mai abbattuto, le rotte “proibite”, il film più costoso, le migliori attrici, le inquadrature più sperimentali, le sperimentazioni più ardite, la regia più creativa, alcuni suoi record sono tuttora imbattutti, i suoi successi ancora oggi costituiscono un punto di riferimento, la sua leggenda vive ancora. Gli americani attualmente viaggiano ogni giorno con le sue linee aeree, create praticamente dal nulla, uno dei suoi aerei, il mitico Hercules, è ancora in servizio, le sue pellicole migliori, Gli Angeli dell’Inferno, Scarface e Io Scalderò Il Tuo Corpo, continuano a fare scuola nella cinematografia di tutto il mondo, le sue avventure sentimentali, in pieno ventesimo secolo, sono in grado di scoraggiare chiunque tenti di emularlo.
In ogni modo, ad ogni prezzo e con qualsiasi mezzo, in qualsiasi campo da lui sperimentato, si impose all’attenzione pubblica come un genio, un innovatore, un eroe ardito e folle, qualsiasi cosa che egli realizzò fu allora, e ancora rimane, insuperabile. Egli seppe compiere, da autodidatta, imprese mai eguagliate. È vero, grazie al denaro fu in grado di circondarsi di valide squadre di specialisti, uomini d’affari, contabili, legali, tecnici, ingegneri, ma sua era la linfa vitale che scorreva in ogni singolo progetto, sue le intuizioni, le decisioni, il coraggio, il rischio e la perseveranza.
Contro ogni avversità, contro ogni ostacolo, contro ogni parere, consiglio o suggerimento, egli aveva in mente, lucida come una realtà concreta, la visione di un sogno, ineguagliabile, inestimabile, irraggiungibile. Là lui doveva arrivare, e là arrivava, spesso anche a rischio della vita e certamente a rischio della sua incolumità mentale.
Tanta forza, tanta genialità, tanta dinamica perseveranza, tante energie costantemente infuse in un unico scopo, logorarono presto una tempra già segnata da tare mentali, conducendolo in breve a un delirio compulsivo di origine psicologica. Il disagio di una vita spesa nel tentativo costante di raggiungere sempre un traguardo situato oltre ogni confine conosciuto emerse in turbe mentali, in fobie igieniste ossessive, in paure e terrori che presto arrivarono a condizionargli la vita.
Il mito dell’uomo americano, l’incarnazione perfetta del Self Mad Man, di colui che nonostante l’impero economico seppe comunque ritagliarsi i suoi trionfi solo grazie alle qualità personali, arrivando a prevalere in campi che gli erano totalmente sconosciuti, e scrivendo a chiare lettere il suo nome nell’Olimpo degli Eroi, sfumarono ben presto nelle fobie quotidiane, ossessive e alienanti, della Germofobia, che lo condussero a vivere i suoi ultimi vent’anni segregato nelle stanze di un sontuoso hotel a Las Vegas, situato all’interno del Desert Inn, uno dei suoi Casinò.
L’uomo più potente d’America era ridotto alfine a vivere rinchiuso in una stanza sterile, isolato da tutto e da tutti, nel perpetuo timore di un contagio che a volte gli impediva addirittura di nutrirsi. Ma egli continuava comunque a dominare, da quel volontario esilio, il suo grande impero attraverso miliardi di note, appunti, istruzioni e progetti che puntualmente e quotidianamente faceva pervenire ai suoi collaboratori, e che venivano ciecamente eseguiti.
Si ipotizza che i suoi frequenti disturbi mentali, che gli minarono l’esistenza e di fatto lo condussero alla morte, fossero dovuti a una forma di sifilide contratta in gioventù. Si racconta che sua madre, di cui rimase presto orfano, fosse una figura prepotente ed ossessiva, posseduta anch’essa da un’irragionevole fobia per la pulizia e l’igiene personale.
Per tutta la sua vita Hughes fu ossessionato dalla Germofobia, malattia all’epoca ancora non diagnosticata, e preda di frequenti crisi maniaco compulsive che, spesso e volentieri, lo misero in seria difficoltà, rendendolo temporaneamente inabile, a volte per lunghi periodi, a svolgere anche le più banali funzioni quotidiane e impedendogli di portare a compimento i suoi complessi e ambiziosi progetti. I suoi comportamenti a volte diventavano così bizzarri che solo la sua schiera di fidati collaboratori, i medici che viaggiavano costantemente al suo seguito e che lo affiancavano ovunque, e i suoi assistenti personali furono in grado di evitargli un ricovero in manicomio.
Per lui apparire in pubblico era una vera tortura psicologica, vivere a stretto contatto con gli altri, nutrirsi di cibi non selezionati, frequentare locali, usare i bagni in prosmiscuità, stringere mani, essere toccato, essere fotografato, illuminato dai flash, interrogato, intervistato, tutto questo lo costringeva a un tremendo sforzo di volontà, facendolo sudare freddo in uno stato prossimo al collasso. Ogni evento mondano era causa di gravi disagi psicologici, una prova massacrante di resistenza, cui egli si sottoponeva, a prezzo di inaudite sofferenze, solo per potersi assicurare alfine il coronamento delle sue imprese. Quello era forse l’unico compito che non poteva delegare a nessuno, la sua personalità magnetica, la sua forza di carattere, il suo intuito, il suo genio e la sua follia erano insostituibili, i veri motori di una grande macchina imprenditoriale che faceva capo unicamente e interamente a lui.
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