-Mi saprebbe dire l’indirizzo di questo medico?

-Ah, non me lo ricordo. Ma nel caso chieda alla perpetua del povero padre O’Rourke, glielo saprà dire, tanto più che il nostro confratello era un suo assistito da molto tempo.

-Da cosa era affetto?

-Da una malattia degenerativa nervosa, molto pericolosa. Lui, in pratica, non sentiva il dolore. Poniamo che mettesse la mano a contatto del fuoco: correva il rischio di causarsi gravissime ustioni, perché non avvertiva il corrispondente stimolo nervoso. Il dottor Moorehunt studiava il suo caso da qualche tempo.

Ellery rifissò in modo strano suo padre.

-Grazie, Padre. E poi volgendosi al padre.

-Occorre che facciamo una visitina a questo dottor Moorehunt, che mi incuriosisce non poco; ma prima, voglio informare il dottor Prouty di tutto quando abbiamo scoperto. Ho una domanda da fargli.

-Non serve andare a trovarlo: utilizziamo il telefono.

-Padre, avete un telefono qui?

-Sì certo, al primo piano. Prego, vi accompagno.

-Non ritieni pa’, che giacchè siamo qui, potrebbe forse essere conveniente far riunire i ragazzi e le ragazze, che erano così attaccate al loro benefattore, e chiedere loro se sappiano qualcosa che potrebbe esserci utile?

-Dici?

-Tentiamo. Poco dopo una folla silenziosa fu radunata sul selciato dello spiazzo interno, su cui si affacciavano le finestre delle povere camerate. Tante facce spaurite, tanti volti smunti. Nessuno sapeva nulla. Andandosene, chiesero a Padre Clifford:

-C’era qualcuna o qualcuno che stesse più a cuore a Padre O’Rourke?

-Sì, una ragazzina. Guardate è lì.

C’era un gruppetto di ragazze: una aveva i capelli rossi, una biondi, una figurina esile, ma molto ben fatta. E due altre ragazze brune. E tutte parlottavano, ridendo.

-Si chiama Hambrose.

Delle cartelline avevano in braccio: lessi sfuggevolmente Angela J. Hambrose, Victoria Leybart, Rose Mayr, e Kath Estray.

Mentre andavano via, Richard Queen osservò:

-Hai visto quella ragazzina che bell’anello d’oro aveva al dito?

-Probabilmente un ricordo della sua famiglia: questi orfani non hanno nessuno. Ad alcuni rimangono solo i ricordi.

Intanto erano arrivati al primo piano.

Indicarono un angolo dove c’era un telefono. Compose il numero della Morgue.

-Pronto? Il dottor Prouty. Urgente. Sono l’ispettore Queen.

-Pronto, dica ispettore. Che c’è?

-Le passo mio figlio.

-Pronto, dottore?

-Dica.

-E’ possibile che qualcuno che soffra di una malattia degenerativa dei nervi e che non senta alcun dolore, possa aver tentato di scrivere quei segni, non sentendo nulla, pur essendo stato mortalmente ferito?

-Potrebbe essere. Ma che..

Ellery gliene accennò.

-Sì, sì potrebbe. Ma, comunque sarebbero stati istanti.

-Grazie, dottore.

-Prego. Dica a suo padre solo che si tenga lontano per qualche giorno. Ho investito pure un gatto nero, stasera.

Il dottor Moorehunt abitava in un’elegante palazzina nel quartiere residenziale di Victoria; accanto all’abitazione era ubicato l’ambulatorio. Suonarono. Vennero introdotti alla sua presenza da una bellissima infermiera.

Il dottor Moorehunt era diverso da come se l’erano prefigurato: aveva circa cinquant’anni, opulento e panciuto aveva degli occhi grandi color cedrone con delle grandi borse e un’espressione bonaria.

-Con chi ho il piacere?

-Ispettore Richard Queen, Polizia di New York. E questo è mio figlio, Ellery. E questo è il mio braccio destro, il sergente Velie.

-Confesso di non capire l’interesse che io possa rivestire per la Polizia, ma se tuttavia posso esservi d’aiuto. In quel momento Ellery guardava però una targa appesa ad un muro: era il riconoscimento per l’abnegazione professionale del dottor William Moorehunt.

-Si chiama William, non Edward, pa’.

-Me ne ero già accorto. Le nostre supposizioni ricevono un duro colpo.

Se è vero tuttavia che avevano ricevuto un duro colpo, si risvegliarono, quando i due seppero dal dottore che..

-Veramente io non esercito da solo. Io mi occupo di malattie di adulti. Capite bene che la pediatria richiede un diverso approccio alla materia, e anche una diversa sensibilità nelle prescrizioni dei farmaci. Di questo, cioè dei pazienti più giovani, se ne occupa mio fratello minore.

-Ah, lei ha un fratello che esercita la professione di medico pediatra?

-Sì, certamente.

-E come si chiama?

-Non capisco il suo interesse, ma..si chiama Edward. Ah, eccolo che arriva.

Il dottor Edward Moorehunt, molto elegante in un completo grigio chiaro, entrò in quel momento. Aveva un volto bello, ma di una bellezza ambigua, che gli occhi acquosi gli conferivano stranamente.

-Edward, i signori sono della Polizia. Stanno indagando sulla morte di un nostro paziente, Padre O’ Rourke dell’orfanotrofio.Tu hai in cura i suoi ragazzi..

Fu un’impressione, o Edward si era messo sulla difensiva, in guardia?

-Ah, ma non li vedo da più di sei mesi, dall’ultima ispezione per i pidocchi..