La borghesia imperialista e annoiata inglese ha avuto bisogno di polizieschi che riempissero la loro noia, i vari Holmes, Miss Marple, Poirot, nella loro cristallina grandezza, sono solutori di enigmi e sciarade; il realismo crudo e violento, la realtà della classe lavorativa in lotta contro sopprusi e vessazioni non rientra in queste narrazioni. Per ritrovare queste atmosfere bisogna attendere gli scrittori americani degli anni venti e trenta del secolo scorso. Usando una metafora dell’arte pittorica, il poliziesco inglese ha una forma umana tendente all’ideale e al distacco dal terreno simile alle figure dipinte da Giotto e da Simone Martini, mentre il poliziesco americano ha il volto sfatto e i piedi luridi dei santi e delle madonne caravaggiesche.
Se esiste una regione dove trovano alloggio gli archetipi platonici, è in questo seggio che possiamo rintracciare l’ideale dell’investigatore privato moderno, quel Sam Spade creato da Hammett.
Samuel Dashiell Hammett non era uno scrittore che aveva studiato e conosciuto il mondo della polizia, del crimine e delle investigazioni, era un talentuoso agente della Pinkerton, un investigatore privato che aveva imparato a scrivere, questa nella sua essenzialità è stata la forza dei suoi scritti e dei suoi personaggi.
Nato nel 1894 nel Maryland, dopo una serie di lavori disparati e casuali, entra nel 1915 nella più famosa agenzia investigativa degli stati uniti, la Pinkerton’s National Detective Agency, per 21 dollari alla settimana e in cambio di una disponiblità di 25 ore al giorno (‘we never sleep’, non dormiamo mai, è il motto dell’agenzia). La stessa Agenzia creata nel 1850, quella che ha sventato un primo attentato a Lincoln, durante la guerra di secessione sarà il servizio di spionaggio dell’esercito nordista. Per molti anni affianca e, in alcuni casi, sostituisce la polizia degli stati federli; dopo la nascita dell’FBI (1909) passerà ad essere l’occhio viglie e il braccio armato delle grandi aziende americane, la Pinkerton diviene il più grande nemico dei sindacati americani. Dal 1915 a tutto il 1921 il giovane Hammett fa parte degli agenti operativi dell’agenzia, diranno i colleghi che nell’inseguimento era uno dei migliori. Per via della tubercolosi (lo stesso male di Keats e di Camus) il suo fisico non può più sopportare la vita dell’agente operativo, è costretto a dimettersi quando ha già una moglie e una figlia.
Colpito dai pulp-magazine si convince di poter fare di meglio, decide di cominciare a scrivere detective fiction, dalla sua ha la determinazione e un bagaglio di esperienze notevoli sul campo. È sulla rivista Black Mask che nel 1923 comincia a imporsi creando il personaggio senza nome Continental Op, l’investigatore che anticipa la comparsa di Sam Spade. Per cinque o sei anni è il protagonista (quel Continental Op che continua a essere anonimo) che gli consegna la notorietà nell’ambito della letteratura poliziesca, verso il 1928 si sente pronto per il salto dalla rivista alla pubblicazione in volume, dal racconto breve al romanzo. I personaggi e le trame, riviste e ben adattate, faranno la loro comparsa in Piombo e sangue che appare il primo febbraio del 1929 per i tipi Knopf, la critica e il successo di vendite ne sanciscono la grandezza. Nello stesso anno, durante l’estate, comincia a scrivere quello che per molti è l’apice della sua narrativa, Il falco maltese. A ottobre comincia ad uscire a puntate su Black Mask, e poi il giorno di san Valentino del 1930 esce in volume sempre per la Knopf (lo stesso editore di Thomas Mann).
È su queste pagine che si delinea il personaggio Sam Spade, gli fa da sfondo la San Francisco che compare anche nei racconti di Continental Op, ma in questo romanzo la sua atmosfera è resa in maniera unica, a tratti sembra di percepire la foschia e la sirena di Alcatraz e i suoni in lontananza della baia. I romanzi e i racconti di Hammett sono pieni di gente che fuma e che beve a dismisura, le donne non fanno una bella figura (quasi tutte prostitute) e gli uomini hanno una morale ambigua, o sono corrotti o sono potenzialmente tali.
Sam Spade si aggira con grande maestria tra queste figure, anche lui ha una tenuta morale non cristallina, è piuttosto ambiguo, sembra essere sempre in bilico tra la malavita e la legge, sembra disprezzare i poliziotti ma ha simpatia per la manovalanza criminale, non si fida dei clienti e non esita ad andare a letto con la moglie del suo amico, insomma non si sa da che parte stia, forse solo dalla sua. Le pagine del Falco maltese sono intrise della nebbia di San Francisco e dell’odore del tabacco Bull Durham, dell’umidità e dell’alcool; le atmosfere dell’America anni trenta sono rese al meglio, è questo che rende il romanzo un ottimo romanzo e non solo un bel poliziesco, si rilegge volentieri anche conoscendo il finale. Al capitolo VII è presente un passo che non ti aspetti di trovare in un testo poliziesco, è un passaggio che sfiora l’apologo filosofico perchè rinvia a un tentativo di svelare la realtà della vita.
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