4. 1954-1979: un ponte tra due vite
29 agosto 1954.Passiamo adesso alla fine: il processo.Juliet Marion Hulme e Pauline Parker Rieper vengono dichiarate colpevoli dell’omicidio di Honora Parker Rieper. Potrebbero essere condannate a morte, ma per loro fortuna hanno solo sedici anni. Non ci sono dubbi sulla loro colpevolezza – i diari di Pauline sono piuttosto eloquenti – e alla fine nessuno ha dubbi sulla loro sanità di mente. Gli avvocati della difesa hanno provato a dimostrare che le due ragazze non erano in grado di intendere e volere, ma ancora una volta sono gli scritti lasciati dalla Parker a far decidere diversamente.
Quell’omicidio è stato organizzato nei minimi particolari, studiato con pazienza e precisione. Prova evidente di menti lucide e razionali. Inoltre, saranno sempre loro a dichiarare apertamente che sapevano quello che rischiavano. Consapevolezza, quindi. Premeditazione. Non ci sono dubbi: Juliet e Pauline sono colpevoli. Sono delle assassine.
La notizia del delitto fa il giro del mondo, un po’ come quello più recente, tutto italiano, di Erika e Omar. Una notizia che non lascia indifferenti. Come può una ragazza uccidere la madre? E per quale motivo, poi?
La condanna avrà di certo lasciato l’amaro in bocca a più d’una persona. La detenzione durerà infatti solamente cinque anni. Irremovibile il giudice solo su un dettaglio: Juliet e Pauline non dovranno mai più incontrarsi. Mai più. E questa, analizzando quanto accaduto in precedenza, potrebbe essere la sentenza più dura per le due giovani. Per loro anche due prigioni differenti, con la Hulme spedita in uno dei carceri più duri, Mt. Eden, destinazione abituale per i condannati a morte.
Clamore internazionale, dicevamo.
E in effetti la storia dell’omicidio di Honora Parker non è finita nel dimenticatoio, come è accaduto invece a tanti, troppi crimini insensati.
È il 1971 quando la storia per la prima volta diventa un film: E non liberarci dal male (titolo originale: Mais ne nous délivrez pas du mal). Una produzione francese, per la regia di Joël Séria, senza troppo successo nel nostro paese.
Ma per trovare una data veramente significativa per la nostra storia dobbiamo fare un altro balzo in avanti, al 1979. In quest’anno esce infatti il romanzo Il boia di Cater Street (titolo originale: The Cater Street Hangman), prima prova letteraria della scrittrice inglese Anne Perry.
Inutile cercare collegamenti tra le vicende di quel lontano 1954 e la trama del romanzo. L’unico elemento in comune è proprio Anne Perry.
Uscita di prigione, nel 1959, Juliet Hulme si trasferisce presso Portmahomack, in Scozia. Qui adesso vive sua madre Hilda, con il nuovo compagno, già, proprio quel Walter Perry. Juliet cambierà quindi nome, diventando Anne e prendendo il cognome del patrigno: Anne Perry.
E così inizia una nuova vita, quella di una scrittrice di successo, con decine di romanzi pubblicati in tutto il mondo. Solo qualche anno più tardi qualcuno – il giornalista Lin Ferguson del Sunday News - andrà a fondo e scoprirà il collegamento tra Juliet e Anne. Nuovo clamore, la notizia gira ancora il mondo tanto che la Perry si dichiarerà sorpresa di tanta attenzione. Non ha mai negato, tra l’altro, quello che accadde quel giorno. Erano bambine, ha dichiarato, e le cose cambiano.
Una vita sempre alla ribalta, quindi, per Anne Perry, la scrittrice assassina.
Nel 1994, prima ancora della scoperta di Ferguson, ancora un film, questa volta una produzione neozelandese, dal regista Peter Jackson (che troverà la via del successo qualche anno dopo – rimanendo sempre in ambito letterario - con la trasposizione cinematografica de Il signore degli anelli): Creature dal cielo (titolo originale: Heavenly Creatures). Un’occasione, il film di Jackson, per provare a entrare nella mente delle due ragazze, per vivere attraverso i loro sguardi allucinati il dolore e la pazzia, grazie anche all’abilità delle due attrici protagoniste: Melanie Lynskey (Pauline) e Kate Winslet (Juliet).
Un’occasione per tornare indietro, nel 1954. Potremmo provare a descrivere quella giornata con le parole dell’autrice stessa, attingendo casualmente da una delle sue innumerevoli produzioni:
Il sole di mezzogiorno era caldo e vigoroso e proiettava ombre dai contorni spigolosi come le realtà pungenti della conoscenza.A dire il vero sembra che quel 22 giugno 1954 fosse una giornata cupa e fredda. Anche se ombre spigolose e pungenti dovevano esserci anche quel giorno, nell’animo delle due giovani. Ma tutto questo poco interessa. Importante è quello che avvenne. Quello che due ragazze, unite da un’amicizia straordinaria e folle, programmarono e realizzarono. Un omicidio. Alla fine, rimane solo la cruda realtà.
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