Non c'è tre senza quattro... sì, lo sappiamo, non è proprio questo il detto, ma resta il fatto che con “La sconosciuta del lago”, Hobby & Work ed., Nicola Verde, classe 1951, campano di nascita, romano di adozione e pometino per infanzia vissuta, si ripresenta al pubblico dei lettori per la quarta volta con un romanzo.
Nell'occasione niente Sardegna, né un maresciallo dai buoni sentimenti e dalle buone intenzioni alle prese con il problema dell'integrazione – al tempo in cui la Sardegna era un “paese ai confini dell'impero” -, ma Roma e dintorni: Pomezia (che l'autore chiama Torre Pometina) e Castelgandolfo (nel romanzo Castelghedino).
Metà anni cinquanta. A molti, specialmente se appartenenti a quella generazione, la storia potrà far venire in mente un tragico episodio di cronaca nera dell'epoca: “la decapitata di Castelgandolfo”, Antonietta Longo. Suggestioni. Le stesse provate dall'autore nel leggere sull'episodio. Il fatto è, come recita il risvolto di copertina del libro, che“la sconosciuta del lago” è una storia di molte menzogne e poche verità. Quelle che ciascun personaggio chiamato in causa racconterà sulla vicenda.
E qual è la vicenda?
Il corpo di una ragazza senza testa viene trovato sulle sponde del lago di Castelghedino. La sua storia, nerissima, s'intreccia con quella di un commissario di polizia, Leopardo Malerba, una figura che non rispetta le regole del giallo classico: non è bello, né particolarmente dotato intellettualmente, anzi, è un mediocre in tutti i sensi, anche nella vita privata, che non prova neppure il desiderio di riscatto: in fondo, non ha la sindrome dello sconfitto, né quella del “tormentato”. Una specie di abulia intellettiva.
E' roso (e mosso), piuttosto, da un latente e indecifrabile senso di vendetta e d'invidia: è ipocrita quanto basta. E, soprattuto, è schiacciato da un complesso d'inferiorità che lo tormenta fin da ragazzo. Da un soprannome che pare inseguirlo e stanarlo, sempre: Mezzacanna! Chissà se per la sua statura o se per il suo sesso.
E lui ingurgita donne come un bulimico.
Una forma di rivalsa. E di reazione.
E' un tipo, insomma, “brutto sporco e cattivo”. Ma, probabilmente, senza consapevolezza. Come possiamo esserlo tutti noi.
E gli altri? La vittima innanzi tutto. Sarà lei stessa a raccontarci la sua vita, così come capita in “Amabili resti” e in “Viale del tramonto”. Una vita sbagliata, fatta di scelte e d'incontri deprecabili; una vita torbida, che s'aggroviglia con quella degli altri, equivoche allo stesso modo: quella della madre, del patrigno e della sorella; e poi quella delle amiche. Un omicidio lontano che riaffiora e che potrebbe scompigliare tutto quanto. Storie raccontateci dalle voci degli stessi interpreti, mischiando, appunto, verità e menzogne.
In questo romanzo nessuno è esente da colpe, tutti hanno un lato oscuro. Come capita nella vita reale. Se c'è una morale da trarre, è proprio questa: il male e il bene, nell'animo di ciascuno di noi, sono buttati sui piatti di una stessa bilancia: c'è chi la fa pendere da una parte e chi da un'altra. A volte per scelta, altre per casualità.
Verde ci dona una storia gialla, con una scrittura a più livelli, dove, tornando a recitare il risvolto di copertina, il brivido e il colpo di scena si accompagnano all'indignazione e alla pietà, sia pure senza nemesi.
Il libro è stato recentemente presentato alla Melbook di via Nazionale 254 a Roma- Assieme all'autoreerano presenti Luigi Sanvito, editor della Hobby & Work; Luigi De Pascalis, scrittore e Errico Passaro, scrittore.
La prossima presentazione è attesa per il giorno 2 dicembre alle ore 17,30 presso la biblioteca comunale di Pomezia, Largo Catone, tel. 06.9111768, dove, assieme all'autore sarà di nuovo presente lo scrittore Errico Passaro.
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