La commissario non ama la poesia di Georges Flipo, Ponte alle Grazie 2011. Dunque un’altra detective lady tra le millanta. Più precisamente la/il commissario Viviane Lancier della terza divisione polizia giudiziaria di Parigi. Trentasette anni, capelli castani tagliati corti, volto pieno, occhi grigi, un metro e sessantuno. Insomma una traccagnotta pienotta che sta dietro alle diete, dissociata Demis Roussos e dieta Dukan ecc…, che non rispetta con incresciosi risultati (ad un certo punto il suo lato B riempie tutto lo schermo televisivo). E quando si butta su gamberetti, cozze, coscia di pollo, fettine di salamino piccante e riso, sfortuna vuole come conseguenza gastroenterite e febbre alta. Si sposta con la Clio, ama Bach ma detesta i giovani, i giudici, la Francia odierna, la vita parigina, praticamente tutti. Non ama i barboni, la letteratura e i McDo. Trova un senso alla vita solo nel lavoro. D’accordo con gli uomini, niente da fare con le donne. Se la prende spesso con il bel tenente Augustin Monin, alto, biondo, occhi verdi e pure laureato. Logico un turbamento per lui sempre più forte. Mi ricorda un po’ Imma (Immacolata) Tataranni di di Mariolina Venezia (“Come piante tra i sassi”, Einaudi 2009), sostituto procuratore di Matera, sposata felicemente con Pietro ma attratta dal giovane appuntato Caligiuri che le dà una bella scossa dentro. Qui la Nostra non è sposata ma ha avuto una storia con Ludovic Bertan (se lo ritroverà tra i piedi) beccato a letto con una giovane avvocatessa. Un paio di volte al mese si sfoga con il vecchio amico Fabien, brutto da morire (ma sempre meglio di niente). Aggiungo una madre a dir poco pallosa. La storia si svolge dal 21 gennaio al 22 marzo e vede due situazioni da risolvere: l’uccisione del barbone conosciuto come Victor Hugo per un supposto sonetto di Baudelaire e il tentativo di cattura del pregiudicato Tolosa. Praticamente un viaggio tra collezionisti di autografi e grafologi messi alla berlina, c’è pure di mezzo una medium, non mancano momenti di crisi e di paura con il solito superiore che vuole toglierle l’incarico (un classico) e allora bisogna fare presto.
Scrittura fresca e pungente, personaggi credibili con al centro Viviane che durante il tragitto perde un po’ di verve ma si riscatta nel finale. Spiegazione di tutto l’ambaradan che lascia perplessi (eufemismo) ma non si può avere tutto.
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