Dom Cobb (Leonardo DiCaprio) fa un lavoro “non proprio legale”. E’ uno capace di “estrarre” segreti importanti dalla mente delle vittime, inserendosi nei loro sogni.

Ma quello che gli propone Sato (Ken Watanabe), un magnate giapponese, è altra cosa: impiantare un’idea, l’origine (Inception) di una decisione che la vittima, il giovane Fischer (Cillian Murphy), dovrà prendere smembrando l’impero finanziario che ha appena ereditato dal padre morente.

E’ un’incursione dagli esiti imprevedibili in un territorio sconosciuto, nel già delicato e precario equilibrio della mente umana che obbliga Cobb a fare i conti con il passato, quel passato in cui, seppure in buona fede, aveva già tentato un innesto, sulla moglie, perdendola.

Ma è anche l’unica opportunità di riprendersi quello che rimane della propria vita tornando dai figli. Quindi accetta.

L’innesto ha più possibilità di riuscita se l’idea è semplice, il subconscio della vittima reagisce all’intrusione se la riconosce, proprio come fanno i globuli bianchi durante le infezioni.

Per questo Cobb deve andare più in profondità nel subconscio della vittima, creare un sogno nell’altro scendendo di ben quattro livelli e dovrà farlo senza poter contare sulla consueta via d’uscita: morire nel sogno per potersi svegliare.

Avrà solo un totem, un piccolo oggetto di cui lui solo conosce i segreti, come ancora per superare l’insidia più grande: perdersi nel sogno restando per sempre intrappolato nel subconscio come in un limbo e Cobb conosce meglio di chiunque altro questo rischio, perché è già accaduto alla moglie (Marion Cotillard oscar per La vie en rose) che con lui aveva condiviso i sogni.

E’ pericoloso portare con sè i propri ricordi nell’inconscio altrui ma Cobb lo fa, non riesce a farne a meno ed in fondo non vuole, perché disperatamente attaccato a ciò che rimane della moglie: un ricordo appunto.

Nolan, sceneggiatore e regista crea Inception da uno script al quale ha lavorato per circa dieci anni, nel difficile intento di tradurre in immagini “l’idea originale” di un universo onirico dotato di un’architettura ed una fisica credibili, attingendo per sua stessa ammissione all’immaginario di Escher e Magritte.

L’azione, per gran parte del film, scorre su ben quattro livelli diversi, tra sogno e realtà, tutti interconnessi con efficaci e spettacolari soluzioni visive e narrative che non permettono allo spettatore di perdere il filo, tanto al patito dell’intricato cinema di Nolan memore di Memento che al neofita che arrivi in sala, senza sapere cosa aspettarsi.

E’ un film ambizioso, come lo sono sempre i film di Christopher Nolan, sebbene qualcuno potrebbe rimpiangere le origini, quelle a basso budget di Memento appunto, dove era solo il potere dell’idea a sconvolgere ed il regista era decisamente meno preoccupato di condurci per mano fino al finale.

La sensazione è che, viste le premesse e l’idea decisamente suggestiva e visionaria, avrebbe potuto osare di più.

Forse non si può parlare del film dell’anno o del miglior film in assoluto di Nolan, malgrado le citazioni colte ed il cast elegante (tra gli altri anche Michael Caine e Tom Berenger), ma tutto in questo film funziona ed il finale come sempre, si chiude in un cerchio perfetto.

Di sicuro è un film da vedere.

Inception

Regista, sceneggiatore, script: Christopher Nolan

Warner Bros