- Circa venti miliardi, lira più, lira meno… - Venti miliardi? - Certo, più di quanto avrebbe pagato un collezionista privato, senza contare l’impunità, compresa nell’accordo. - Vedo, e la compagnia che cosa ha fatto, ha pagato poi?
- No, le trattative si sono interrotte prima che fosse necessario prendere una decisione in merito.
- Ma come facevano a sapere che non si trattava di un bluff?
- I ladri mandarono una prova, un pezzo del tridente, che fu periziato e riconosciuto come autentico. Non solo, ma la cura con cui il tridente era stato estratto dimostrò anche che il cimelio veniva trattato con debita cura e rispetto.
- Okay, ma allora “cosa” interruppe le trattative?
- Vedi la polizia austriaca si mise di mezzo e intercettò il corriere, quello che portava i messaggi e che aveva consegnato il tridente. Così la banda, visto che ormai era bruciato, decise di liquidarlo. Il suo cadavere venne ritrovato nel fiume.
- Nel Danubio?
- No cara, il Danubio attraversa la Svizzera non l’Austria. Il fiume in questione si chiama Wien, come la città…
- Ah… chi se ne frega. Piuttosto, morto il corriere, poi che è successo?
- Be’ sia noi che i colleghi austriaci, dopo le forze dell’ordine, abbiamo compiuto decine di sopralluoghi e perquisizioni a casa sua, sperando di trovare qualcosa, una traccia, un indizio, ma non c’era niente.
- Okay e adesso che cosa è cambiato?
- La vedova sta per vendere l’appartamento. Ha portato via solo i suoi effetti personali e mi ha spedito le chiavi perché vada a compiere un ultimo tentativo, prima che i nuovi proprietari prendano possesso dei locali e si disfino magari di qualche arredo.
- In cambio di cosa? Non dirmi che è stata colpita dal tuo fascino latino…
- No è stata colpita da una mazzetta di banconote che le ho fatto arrivare ogni anno per assicurarmi la sua collaborazione, così, nel caso sapesse qualcosa.
- Politica della compagnia?
- Certo, se pensi che erano pronti a pagare venti miliardi di riscatto, puoi calcolare da te il valore intrinseco di quell’oggetto, che, forse, è rimasto nascosto chissà dove per tutti questi anni.
- Ma scusa, se il corriere è stato ucciso dai suoi complici, chi ti assicura che questi non abbiano spostato altrove la saliera?
- Secondo noi il corriere ha cambiato il nascondiglio prima di essere ucciso e adesso nessuno sa dove sia. Se no saremmo stati contattati con una nuova richiesta di riscatto, non credi?
- Già… pensa, avere un oggetto di valore inestimabile e non tentare nemmeno di rivenderlo. Sarebbe assurdo. Va bene far calmare le acque, ma insomma… cinque anni sarebbero troppi per chiunque. Però non hai pensato che potrebbe essere stata rivenduto sul mercato privato? E se l’avesse acquisita qualche eccentrico collezionista multimiliardario?
- Queste cose nell’ambiente si vengono a sapere. Se la saliera del Cellini fosse riaffiorata nel vasto marasma delle opere d’arte trafugate prima o poi ne avremmo avuto sentore. No, la saliera è ancora nascosta da qualche parte.
- E tu speri di trovare in quell’appartamento qualche indizio anche dopo tanti anni?
- Vedi, se il corriere gli ha cambiato posto, di certo sapeva quello che rischiava e deve averla nascosta davvero bene, forse come assicurazione sulla sua stessa vita.
- Però l’hanno ammazzato lo stesso.
- Probabilmente non gli hanno creduto. Avranno pensato che gli mancava il fegato… e invece l’hanno ucciso per nulla.
* * *
Un conto è parlare con Miranda e magnificare le mie sublimi capacità investigative, un altro è produrre dei risultati. Intendiamoci, non è che rischio qualcosa. La compagnia sa che si tratta solo di un tentativo, di una flebile speranza, nessuno si aspetta davvero che scopra veramente un indizio. Io poi lavoro in proprio, è vero che sono un investigatore assicurativo, ma insomma non sono mica un impiegato che si gioca il posto se non consegue un risultato. Mi hanno assunto e pagato solo per fare quello che sto facendo, tenere buona la vedova e cercare di conservare aperto un piccolo spiraglio. Ma adesso che sono qui, parola mia, mi sentirei un cretino a tornare indietro a mani vuote. Una cosa a dire il vero l’ho scoperta. Anche se non mi è servita a un gran che. Tra le vecchie croste che il tizio conservava a casa sua, c’era una tela ridipinta. Scoprirlo è stato facile, le pennellate erano troppo rozze, si vedeva lontano un miglio che non era un falso d’autore, né una tela acquistata su qualche bancarella. Un lavoro fai da te, evidente come il sole a mezzogiorno. La vedova dice che la pittura non figurava proprio tra gli hobby del defunto, e così quando, dopo averne ripulito un angolino con un solvente leggero, ho visto che sotto c’era un altro dipinto, mi sono affrettato a contattare un antiquario perché. Forse non avevo trovato la saliera del Cellini ma chissà, magari potevo aver messo le mani su qualcos’altro. E siccome sono libero sulla piazza e ogni capolavoro è sempre assicurato, alla fine avevo cominciato a sperare che da questo viaggio ne sarebbe comunque uscito fuori un qualche costrutto. E invece no: un fattorino mi ha appena consegnato la perizia. Sotto a quella crosta, a quanto pare, c’è solo un’altra crosta. Eccola qui. L’antiquario dice che si tratta di una riproduzione della Melencholia di Albrecht Dürer. Ben fatta, a quanto pare, ma di nessun valore artistico. Ma allora perché nasconderla?
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