Inoltre emergeva l’incredulità non solo per la morte di Perrino, ma anche per la sua sconfitta al tavolo verde, visto che era conosciuto come un eccellente giocatore di Poker. Cesi e Bini riferirono della jella di Perrino quella sera: tutte le volte che avevano fatto carte loro, lui aveva vinto piatti miseri, e invece quando avevano mischiato gli altri, aveva perduto piatti importanti. E inoltre riferirono di una strana mano, in cui uno dei giocatori aveva giocato così male da rimetterci i soldi ed esser costretto ad uscire, quasi da sembrare voluta la cosa. Palestro era addirittura incredulo:-Io mischiavo le carte e casualmente mi son trovato vicino, e ho visto le carte che aveva scartato: aveva un colore di cuori (4,5,7,Q,A) servito e ha scartato il 4 e il 5, per rimediare cosa ? Una scala reale ?

Il lunedì mattina, all’obitorio, il dott. Langalma incontrò la figlia di Perrino: piangente, aveva riconosciuto la salma. Era distrutta dal dolore, tanto più che non si capacitava del perché il padre si fosse ucciso.

-Era felice, e tutto gli stava andando nel verso giusto. E proprio per questo, pensava che gli sarebbe andata bene anche questa cosa, e sarebbe stata la grande occasione per aggiustare il castello di famiglia, almeno l’ala nord che era franata in seguito ad una scossa tellurica. Non capisco perché abbia deciso di uccidersi. E poi senza una spiegazione..

-Mah, forse i soldi che aveva perduto venerdì sera..

-Lo escludo. E già non capisco come mai abbia potuto perdere a poker: mio padre era un eccellente giocatore. Ma poi comunque, nessuno lo sapeva, perché non ne aveva voluto parlarne ad anima viva, ma..

-Ma..che cosa ?

-“Aveva vinto un terno secco sulla ruota di Firenze: 10.000 euro, circa un mese fa”.

Longalma cominciò a pensare. O meglio, ritornò a pensare ad una certa cosa.

-Comunque, ecco le cose di suo padre. Ma soffriva il freddo anche in piena estate ?

-Sì, soffriva di ipotermia.

-E chi lo sapeva?

-Beh, tutti.

-OK. Grazie della sua disponibilità, anche in un momento così tragico per Lei.

-Grazie a Lei. E se ne andò.

Ma circa alle ore 17 di tre giorni dopo, al Commissariato di Via Odoacre a Foggia, una telefonata fece sobbalzare dalla poltrona il Commissario Longalma.

-Commissario, è lei ? Buonasera, non so se disturbo. Una cosa da niente. Evidentemente non ve ne siete accorti, ed io del resto in questi giorni, con la sepoltura di mio padre.. Ho trovato tra le cose di mio padre degli indumenti che non gli appartengono.

-E sarebbero ?

-I guanti ?

-Cosa ? Ma dice sul serio ?

-Assolutamente. Mio padre non avrebbe mai indossato dei guanti di pelle, anche se soffriva di freddo. Gli avrebbe causato una dermatite allergica, che non avrebbe potuto tollerare, in quanto non poteva assumere cortisone.

-Grazie. Non sa neanche lei cosa significhi tutto ciò.

Comunicò al questore prima, e al giudice istruttore dopo, ciò che aveva scoperto.

-A questo punto è evidente che l’indagine subisce un cambio radicale di rotta. Perché se prima si sarebbe trattato di suicidio ora dobbiamo prendere in esame l’ipotesi dell’omicidio. Anche se, per provarlo, è necessario: 1) scoprire chi aveva il movente per uccidere; 2) chi ne aveva la possibilità; 3) e soprattutto come ha fatto ad ucciderlo, visto che il box era chiuso e la saracinesca addirittura rotta, e poi la Porsche era addirittura impossibile da aprirsi, osservò il giudice istruttore.

–Commissario, a lei l’arduo compito di dimostrare il tutto e di trovare il colpevole.

Ladisa gli portò un’altra testimonianza: il custode dell’autodromo non aveva sentito alcuno sparo, ma intorno alle 23,20 aveva sentito uno schianto proveniente dalla zona dei box. Era andato a vedere, ma la pioggia e il resto lo avevano convinto di una sua probabile allucinazione.

Longalma la sera stessa si chiuse nel suo studio e ripassò le carte, in cui erano contenute le dichiarazioni dei pokeristi. Era in quella direzione che il suo intuito lo portava: quale miglior movente di 500.000 euro ? Ma c’era il poker. C’erano delle falle ? Doveva ricostruire quella partita.

I quattro restanti avevano dichiarato di non essersi allontanati dal tavolo per più di dieci minuti, l’un l’altro nel corso della partita, cosa che gli altri occasionali compagni di partita avevano confermato:

PISTICCI = dalle ore 21,50 alle ore 21,58

FERRIGNO = dalle ore 22,11 alle ore 22,19

ATTOLICO = dalle ore 22,37 alle ore 22,48

SESTO = dalle ore 23,15 alle ore 23,25.

Certo che il tempo pro-capite di assenza non avrebbe giustificato l’omicidio, se davvero fosse stato uno di loro: come avrebbe potuto, in circa dieci minuti, andare al box, introdurvisi, sorprendere il Perrino, ucciderlo, inscenare la falsa morte, sigillare dall’interno l’auto (e questo era il problema principale, perché come uscire dal box poteva anche averlo capito) e poi uscire ?